Dissesto sì, dissesto no. Qualche forza politica spinge per il sì, ma per il Comune e i cittadini di Marano sarebbe un’ulteriore sciagura. Ecco il perché

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Dissesto sì, dissesto no. Da anni, a Marano, si dibatte sull’eventualità, che si sta facendo sempre più concreta, che il Comune dichiari il fallimento. In realtà, almeno dal punto di vista economico-finanziario, l’ente cittadino può essere già considerato con oltre un piede e mezzo nel baratro, ma i dirigenti del Comune e i commissari sperano di salvarsi con il ricorso che sarà presentato alla Sezione Riunite della Corte dei conti, chiamata pronunciarsi sul piano di riequilibrio pluriennale, già bocciato in prima battuta.

Al netto dei ricorsi e delle future decisioni della Corte, occorre fare alcune riflessioni. Innanzitutto va detto a chiare lettere, anche a qualche partito che spinge affinché si dichiari il dissesto (vedi alla voce Lega-Salviniani), che il dissesto non è una panacea per l’Ente e la città. Dissesto o non dissesto, il Comune di Marano è e sarà comunque obbligato a liquidare i tanti creditori che funeste gestioni del passato, da Bertini al 2012-2013, avevano “dimenticato” di pagare. Allo stato, se i conti e la memoria non ci ingannano, il debito dovrebbe essersi assestato tra i 14 e i 17 milioni di euro, fermo restando che pendono in giudizio diversi procedimenti che potrebbero concludersi con la sconfitta del Comune (quasi sempre mal difeso) e un ulteriore aggravio per le casse municipali.

I salviniani della città hanno più volte sollecitato i commissari a dichiarare il default finanziario. Ma converrebbe al Comune e ai suoi cittadini?

Assolutamente no e i motivi sono i seguenti: le tariffe dei tributi comunali sono già al massimo, lo Stato non si assumerà nessun onere per i debiti di Marano (a pagare sarà sempre il Comune e quindi i cittadini), a Marano si insedierebbe un’altra commissione, una commissione liquidatrice che avrebbe il mero compito di liquidare esclusivamente i fornitori e creditori. Con quali soldi? Tutto ciò che entra al Comune. Prima occorrerebbe onorare gli impegni e poi, nel caso avanzasse qualcosa, si potrebbe dirottare qualche risorsa sui servizi essenziali. Ragion per cui le amministrazioni cittadine, anche la prossima che si insedierà al posto dei commissari (deludenti in larga parte, si sarebbe potuto fare molto di più) non avrebbero alcun margine di manovra: sarebbero costrette a pagare e a tagliare ulteriori servizi, anche quelli di primissima necessità: sostegno disabili, ragazze madri, sfrattati, trasporti e quant’altro.

Chi vuole il dissesto, poi, sostiene che con la dichiarazione di default si individuerebbero i responsabili politici del disastro, che non potrebbero ricandidarsi per un tot numero di anni. Vero. Ma l’accertamento delle responsabilità, in sede di Corte dei Conti, richiede anni e anni. Alla fine chi ha prodotto il dissesto sarebbe punito non prima di 3-4 anni, ricorsi e sentenze permettendo. Per tutte queste ragioni riteniamo, per il bene dell’Ente e della città, che vada fatto il possibile (un ricorso alla Corte dei Conti con i contro…) per scongiurare il fallimento.

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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