Candidature Pd in alto mare, al Nazareno si sono incartati e i malumori crescono

0
501 Visite

Al Nazareno prevedono schiarite solo a ridosso della scadenza per la presentazione delle liste: lunedì 29 gennaio. Nemmeno la direzione nazionale del Pd domani mattina sarà l’occasione di chiarimento definitivo. Servirà a dare l’ok alle candidature per le politiche di marzo, ma sarà un ok di massima. Siccome gli accordi interni su molti nomi sono in alto mare, il weekend sarà ancora di lavoro per Matteo Renzi, Luca Lotti, Maurizio Martina, Ettore Rosato: chiusi al Nazareno a cercare di definire un risiko che si sta trasformando in un vero rebus.

L’idea di Renzi è di portarsi in Parlamento 110-115 fedelissimi e una cinquantina ripartiti tra le diverse aree: non solo quelle di minoranza che fanno capo a Andrea Orlando e Michele Emiliano. I 50 dovrebbero comprendere anche i rappresentanti dell’area Franceschini e dello stesso vicesegretario Martina.

Solo l’area Orlando ha presentato al segretario una lista di 37 nomi, calcolo fatto in base alla percentuale conquistata al congresso (20 per cento) e anche in base alle dichiarazioni dello stesso Renzi nell’ultima direzione nazionale, quando promise di essere “generoso” con le aree interne.
I conti insomma non tornano. Nel Parlamento chiuso per ‘scioglimento camere’ si aggirano le ‘anime morte’ in cerca di certezze: di un seggio. E ce ne sono tante che ‘ballano’. Il Rosatellum porterà in Parlamento una pattuglia di 200 eletti, 140-150 alla Camera e una cinquantina al Senato. Almeno questi sono gli ottimistici calcoli del Pd. E già si sa che dei 97 senatori Dem, solo 30-35 verranno ricandidati da Renzi, a quanto si apprende. La proporzione sarà un po’ più generosa alla Camera, dove i deputati del Pd attualmente sono 281. Ma troppi sanno già che non torneranno in Parlamento. E molti se ne lamentano.

Da quanto trapela dal Nazareno il segretario non vorrebbe ricandidare troppi parlamentari con tre legislature alle spalle, cioè non vorrebbe mettere in lista troppi ‘vecchi’ che per correre avrebbero bisogno della deroga dallo Statuto Pd.

Sono in questa condizione, per dire, il Popolare Beppe Fioroni e Cesare Damiano, ex Cgil in area Orlando. Il primo attende un cenno dal Nazareno per candidarsi nel suo collegio viterbese “se serve”. Il secondo è una personalità-simbolo nell’area di minoranza, colui che lavorò al compromesso sul Jobs Act: insomma Orlando non rinuncia alla candidatura di Damiano. Ma nell’entourage del segretario del Pd ne fanno un problema di ressa non di simboli: nella stessa regione di Damiano, piemontese, ci sono troppi candidati della minoranza.

I nodi sono tantissimi. Intanto Renzi smentisce le voci che lo descrivono come intento a fare un “repulisti” tra i Parlamentari. Ma per forza di cose, molti nati e cresciuti a Montecitorio e Palazzo Madama non torneranno. E lui, il leader alla guida del partito da quattro anni, non ne conta tantissimi tra le sue file.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
  • Fascinated
  • Happy
  • Sad
  • Angry
  • Bored
  • Afraid

Commenti