L’opinione. La crisi del Pd, la possibile scissione e il futuro della sinistra riformista

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Il presidente del Consiglio Matteo Renzi mangia una pizza con il candidato sindaco del Pd Valeria Valente, Napoli, 06 aprile 2016. Il premier e la deputata sono in una famosa pizzeria del capoluogo campano, dove si sono recati subito dopo l'incontro nella prefettura di Napoli tra Renzi e l'ex sindaco Antonio Bassolino, sfidante di Valente alle primarie. ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI-TIBERIO BARCHIELLI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++
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Ancora una volta si tenta di calpestare il sapere meridionale con il tentativo di voler recuperare in estremo consensi nell’assemblea nazionale di domenica, in modo strumentale con promesse e/ o concessioni da parte di Matteo Renzi.

Il Mezzogiorno, con i propri problemi atavici, non ha bisogno di promesse o di prebende, nel corso degli anni ne ha ricevute tante, ma di un partito e per esso una classe dirigente che fa dello sviluppo del Sud una delle priorita’, se non la priorita’ per riallineare il Paese alle economie piu’ sviluppate d’Europa e ricostruire un partito vivo inclusivo che sia da sprone alla famiglia socialista europea, ancora intrisa di nazionalismo , di spinta alla costruzione di una Europa Politica, questa e’ la strada maestra per riavvicinare il Sud al Nord del Paese ed impostare una politica di aiuto ai Mezzogiorni d’Europa.

Renzi sta dimostrando miopia politica con il suo operato, e lo dimostra
nel voler insistere sul partito della Nazione e non saper cogliere i suggerimenti della minoranza e di alcuni esponenti della maggioranza; le indicazioni di Pisapia, un compagno non di apparato e, del sindaco De Magistris, che con un’affermazione di stima ad Emiliano, si pone come interlocutore valido ad un nuovo percorso tutto da costruire, rappresenta, di fatto, uno stato di insoddisfazione dei napoletani nei confronto del partito da lui rappresentato.
Il dibattito all’interno del P.D e più in generale del Centro-Sinistra pone alcuni interrogativi: per evitare che si arrivi ad una frattura piu’ profonda del fronte progressista, un contributo costruttivo possono apportare i delegati meridionali, presentandosi all’assemblea nazionale del P.D. con voce univoca, e chiedere che il congresso venga tenuto nella sua scadenza naturale. Presentarsi in un contesto di divisioni conclamate , avrebbe una responsabilita’ personale che i cittadini meridionali non capirebbero.

Abbreviare il congresso e’ segno di calcoli di parte che rifuggono da canoni consolidati, il voler nominare capolista bloccati ai due rami del Parlamento, non espressione dei territori, e’ segno di debolezza.

Come si vuole proporre agli elettori, con nominati, per i cittadini e’ incomprensibile, una seconda disfatta di Renzi e’ nell’aria.

Il tempo a disposizione consentira’ di rimodulare un sistema federativo di centro-sinistra, viatico per un partito democratico inclusivo, dove le correnti di potere si trasformino in correnti di pensiero e le decisioni prese diventino patrimonio di tutti.
Quale contributo migliorativo e’ per noi meridionali fare proprio il fiume di scritti di tanti meridionalisti , se compresi gli insegnamenti, il sapere meridionale e’ capace di portare soluzioni idonee ed indispensabili in questa diatriba senza fine, porsi non da sussidiari ma da veri innovatori e’ un contributo al dibattito che creerebbe di fatto una spinta propulsiva a beneficio del Mezzogiorno, sottovalutare la portata e’ indice di arretratezza se non di calcoli personali.

Un appello e’ rivolto ai Governatori delle regioni meridionali, ai sindaci di citta’ capoluogo, tra i quali De Magistris ed Orlando, espressione dei territori, a Gianni Pittella, ai giovani Pazienza e Scotto che hanno saputo mettere in gioco le proprie cariche, al veterano Vendola, al Ministro Minniti, chiamato in ballo in questi giorni da pontiere, prassi adottata dalla DC, ai tempi della I Repubblica, tutti meridionali, i quali, scevri da ogni pregiudizio, sappiano trovare una unita’ d’intenti per un progetto piu’ ambizioso che travalica i confini meridionali e si proietta in una dimensione europea. Supportato da circoli, associazioni delle
realtà’ locali con decisioni partecipative degli iscritti, dei cittadini, potrebbe diventare modello nazionale.

La storia ci insegna che le idee viste in un ottica del domani e non limitate all’oggi, motivate spesso da incomprensioni, sono il presupposto di un fattivo lavoro, con la certezza che gli uomini passano, le idee ,che, giuste o sbagliate, restano. L’onesta’ intellettuale riconosciuta agli interpellati ,ci porta a pensare che si possa approdare ad un risultato positivo, se questo tentativo non dovesse riuscire si comprendera’ questi chi annoverare tra i meridionalisti o considerarlo semplicemente cittadino meridionale.

Per evitare una frattura comunque traumatica nel paese, il modello elaborato da costruire successivamente sul campo, in modo partecipativo, con la parte consistente del P.D. potrebbe essere l’occasione per contrapporre a livello congressuale, se si dovesse insistere per un congresso ravvicinato, la nascita di un partito federato di ispirazione meridionale.

Li’, 17/02/2017
Franco De Magistris

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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