Marano, l’ombra dello scioglimento per mafia: l’ora della verità è vicina. C’è attesa per il verdetto di Alfano

Ingerenze della malavita nella gestione dell'ente comunale? La decisione è attesa per i prossimi giorni

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Lo spettro dello scioglimento per camorra aleggia ormai da tempo sul Comune. Da almeno sei mesi, il tempo di cui ha usufruito la Commissione d’accesso agli atti inviata dal prefetto Pantalone. La triade commissariale, composta dal viceprefetto Gerlando Iorio, dal capitano dei carabinieri Antonio De Lise e dall’architetto Antonio Bruno, ha spulciato in centinaia di atti, documenti e delibere amministrative. Senza tralasciare, naturalmente, i capitoli riservati alle parentele e agli sponsor scomodi di amministratori, dipendenti comunali, operatori della nettezza urbana e concessionari del mercato ortofrutticolo. Tantissime le vicende esaminate, molte delle quali finite nella relazione consegnata a settembre al prefetto di Napoli.
I bandi di gara per l’affidamento del servizio di Igiene Urbana, i progetti del Piu Europa, gli allacci abusivi sulla rete idrica comunale, le questioni attinenti ai mancati abbattimenti degli immobili non condonati o di quelli occupati illegalmente. E ancora: canoni idrici non emessi, sepolture al cimitero non autorizzate, statue rimosse in ritardo e l’arresto di un dipendente comunale che aveva nascosto un’arma nel civico camposanto. Tutto e di più, insomma.
Il periodo preso in esame dalla triade è quello degli ultimi trentasei mesi. In pratica dalla primavera del 2013 e fino al giorno in cui – era lo scorso maggio – l’ex sindaco Angelo Liccardo, eletto nelle liste di Forza Italia, decise di gettare la spugna. In città, oggi retta dal viceprefetto Franca Fico, c’è attesa per il verdetto del ministro Alfano. Se ne parla con insistenza negli uffici comunali, ma poco nelle segreterie dei partiti o nei circoli. La politica è praticamente scomparsa dalla circolazione.
Molti preferiscono avere un profilo basso, anche a causa dei vincoli di parentela, ma il clima che si respira è perlopiù di rassegnazione. “I condizionamenti ci sono sempre stati – dicono sottovoce alcuni dipendenti dell’Ente – e in passato ancora di più. C’è una sorta di sudditanza psicologica verso certi ambienti o famiglie e questo si traduce o si è tradotto in rallentamenti e mancate prese di posizione”. Si difende l’ex sindaco Liccardo, che ha più volte ribadito “di esser sereno e di aver agito nell’interesse della città”. Quasi tutti gli ex oppositori (Pd, Altra Marano e indipendenti) ritengono che “lo scioglimento sia un fatto ineluttabile”. Se così fosse, l’Ente sarebbe sciolto per la terza in 25 anni e sempre per motivi legati all’ingerenza diretta o indiretta della criminalità. Si tornerebbe al voto non prima della primavera del 2018.
© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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