Marano, arresti e pesanti condanne. Siamo al colpo di grazia per il clan Polverino? Quali scenari per il futuro?

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Dopo le recenti operazioni delle forze di polizia e quelle di qualche anno fa, che hanno portato all’arresto di numerosi malavitosi, e le condanne in primo grado di Antonio Simeoli (17 anni e 4 mesi), meglio noto come “Ciaulone”, e dei due figli, Luigi e Benedetto, condannati a 13 e 16 anni di carcere, ci si interroga sul destino del clan Polverino e su chi, all’interno del clan, stia attualmente gestendo i business, un tempo lucrosi, illeciti o apparentemente leciti.

I Simeoli – secondo quanto stabilito dai magistrati napoletani – erano organici al clan. Ma ora che i palazzinari e tutti i componenti del direttorio, compreso il super boss Giuseppe, sono dietro le sbarre, assisteremo – come accadde qualche anno fa – ad una nuova invasione di campo da parte di forze criminali dell’hinterland?  E i luogotenenti ancora in libertà (Giuseppe Simioli e Antonio Polverino) riusciranno a tenere in ordine quello che resta della fazione di Peppe o’ Barone o, come si dice in giro, hanno già lasciato (almeno apparentemente) campo libero ad altre famiglie?

Da qualche tempo si registrano segnali inquietanti a Marano. Di notte la città è diventata terra di nessuno e a dettare legge sono bande di criminali (forse anche di etnia rom) che si intrufolano in case, esercizi commerciali e li ripuliscono (vedi il caso del bar Milk and coffee). C’è poi il caso dei supermercati, quelli di un’unica catena distributiva, attaccati a più riprese. Scorribande, attacchi mirati o segnali più importanti che rendono l’idea di una realtà criminale territoriale in continuo mutamento e in cerca di nuovi equilibri?

 

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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