Sant’Antimo, reddito pro capite tra i più bassi della provincia di Napoli: la classifica del Sole 24 ore mette i brividi

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In base ad una classifica pubblicata su Il Sole 24 Ore sul reddito pro capite dei cittadini dei vari Comuni Italiani, Sant’Antimo si colloca al 6325° posto e addirittura nelle ultime venti posizioni della provincia di Napoli, segnando una variazione negativa in termini di reddito pro-capite rispetto all’anno precedente. Come Sant’Antimo Bene Comune vorremmo aprire una riflessione su questi dati. Viviamo una situazione in cui tanti santantimesi sono potenzialmente a rischio povertà: perdere il lavoro significa trovarsi sull’orlo dell’abisso, senza la possibilità di ritrovarne un altro. Le amministrazioni comunali nelle linee programmatiche, per prassi, dedicano solo poche righe al tema del lavoro, senza tra l’altro fare delle proposte concrete. Si parla, per lo più, in termini generici. Sant’Antimo Bene Comune ha riservato a questo aspetto una riflessione ampia, ricca di proposte, come l’impegno del Comune per la giusta retribuzione, il rispetto delle cosiddette clausole sociali e l’applicazione del contratto collettivo nazionale e territoriale di maggior favore in vigore per il settore.
Il Comune deve essere in grado di offrire servizi pubblici di qualità, che però non puntino sulla svalutazione del lavoro. Sant’Antimo non deve più essere la città della disoccupazione, dello sfruttamento e della povertà, dei redditi più bassi della provincia di Napoli, dei proventi illeciti investiti per speculazioni edilizie che devastano il territorio e alimentano l’economia illegale senza, peraltro, alcun ritorno economico per il paese, ma deve tornare a essere la città del lavoro e delle opportunità. Il cemento è da sempre l’oro grigio per la criminalità.
La curva demografica, come quella dei redditi, è ferma da anni. Non servono nuove case, ma si costruisce incessantemente, quando sarebbe necessario investire nella rigenerazione urbana del territorio per fermare il consumo di suolo, bloccare le speculazioni edilizie e le “bolle immobiliari”, più utili a chi deve riciclare denaro sporco che alle esigenze della comunità, e far così ripartire l’economia. Si parta dall’efficienza energetica, vera chiave per una riqualificazione diffusa e ambiziosa del patrimonio edilizio del territorio: vera leva per uscire dalla crisi, creando occupazione e nuove opportunità per la nostra città. Inoltre, va sottolineato che l’Amministrazione Piemonte ha lasciato allo sbando il piccolo commercio. Via Roma è ormai una sequenza di cartelli di affittasi o vendesi. Le tasse e l’assenza di programmazione hanno devastato il commercio locale a favore della grande distribuzione. Via Roma ha perso la sua vitalità, perché il passaggio diminuisce se la maggior parte dei negozi sono chiusi.
Il piccolo commercio consente una ricchezza di vita urbana, alla quale abbiamo rinunciato a favore dei centri commerciali. La Sant’Antimo che vogliamo rifiuta tutto questo, rifiuta il lavoro povero e disobbedisce al ribasso dei salari. Questo ci sembrava il principio fondamentale da cui partire e da cui nascono le nostre proposte sul salario minimo municipale, l’istituzione di un Comune “voucher free” e lo stop al finto volontariato, nonché l’idea che il ruolo attivo del Comune nella creazione di lavoro significa qualcosa di più ambizioso: un piano straordinario del lavoro, rivolto sopratutto ai giovani disoccupati con bassa scolarizzazione e agli over 50 espulsi dal mercato del lavoro, che preveda in particolare interventi di riqualificazione e manutenzione del territorio.
Sant’Antimo Bene Comune
© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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