Questa mattina a Palermo è in corso una delle udienze del processo Open Arms, che vede imputato Matteo Salvini, all’epoca dei fatti ministro dell’Interno. Le accuse a suo carico sono di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio, per avere impedito l’attracco della ong spagnola Open Arms nel 2019. “Rischio fino a quindici anni di carcere per aver mantenuto la parola data agli elettori. Rifarei tutto: la difesa dei confini dai clandestini non è reato. Avanti tutta, senza paura“, ha dichiarato il vicepremier e leader della Lega.
All’inizio della sua requisitoria, il procuratore aggiunto di Palermo, Marzia Sabella, ha sostenuto che il governo Conte Uno, in carica dal 2018, “con il suo contratto di governo prevedeva di sensibilizzare l’Europa per ottenere una equa distribuzione dei migranti“. Il titolare del Viminale di quell’esecutivo, oggi ministro dei Trasporti, “ha ritenuto di potere squilibrare l’unità di misura dei beni giuridici in questione, in favore dei porti chiusi, quale strumento di pressione degli Stati membri“. Sabella, ha proseguito nel portare avanti la sua tesi d’accusa, sostenendo che dal pool difensivo del ministro “si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un’onda non avesse potuta farla ribaltare“.
Il pm Calogero Ferrara, invece, ha sostenuto la tesi secondo la quale l’oggetto della disamina odierna, atta a ricostruire il quadro giuridico internazionale e interno, “è quello dei Sar, Search and rescue, ogni altro inquadramento giuridico che si è tentato, a partire dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, non ha nulla a che vedere“. Procedendo nella sua requisitoria, Ferrara ha aggiunto che il tema del processo in corso sono i diritti dell’uomo, “la salute e la libertà personale che prevalgono sul diritto a difendere i confini“. Per Ferrara, “solo la terraferma a essere un pos, cioè il place of safety, in altre parole il posto più sicuro. E questo lo ha ribadito anche la Corte di cassazione“. Quindi, aggiunge Ferrara, il governo “aveva l’obbligo di rilasciare il pos” perché “svolge una funzione pubblica interviene anche a tutelare i diritti di chi è sotto il suo controllo“. E in quel momento i migranti, ha dichiarato il pubblico ministero, “erano sotto il controllo dello Stato“. Nella tesi di Ferrara, i migranti “prima si fanno scendere e poi si redistribuiscono, altrimenti si rischia di fare politica su persone che stanno soffrendo“.
La risoluzione Msc, prosegue il pm, “dice che la nave non viene considerata un luogo in sicurezza, anche se è luogo temporaneo di sicurezza, e dovrebbe essere sollevata. Pertanto la nave può esser considerato solo un pos temporaneo“. E quindi, per sostenere la sua accusa, e chiedere la condanna per l’ex titolare del Viminale, Ferrara, ricorda che “anche i terroristi, i criminali se in pericolo in mare hanno il diritto di essere salvati. Uno Stato, che non è un criminale, li salva e poi li processa“. Quindi, smontando la tesi del porto di bandiera, ha aggiunto: “Ma se la nave avesse battuto bandiera panamense l’avrebbero mandata a Panama? Lo ha chiesto il comandante De Falco durante il dibattimento per smontare la tesi che la nazione della nave dovesse accogliere l’imbarcazione. Ogni Stato che viene informato della situazione di pericolo ha l’obbligo di emettere il Pos. Non c’entra nulla il Paese della nave“. Poi, ha proseguito Ferrara, “Salvini, per limitare lo sbarco, decide che qualunque nave che opera salvataggi in mare commette il cosiddetto ‘passaggio non inoffensivo’ perchè pregiudizievole della sicurezza dello Stato. Ma occorrono degli elementi concreti per attuare questa norma“. E i teste, a suo avviso, non “hanno confermato tale dato. Siamo in presenza di persone in difficoltà in mare, uomini, donne e minori, che soffrono a cui sono stati negati i loro diritti fondamentali“.
E all’accusa mossa da più parti di portare avanti un processo politico, il pm si è difeso sostenendo che “è pacifico che qui di atto politico non c’è nulla. Sono stati compiuti atti amministrativi, il rilascio di un pos è un atto amministrativo, gli atti politici sono caratterizzati da requisiti ben precisi“. Il legale del ministro, l’avvocato Giulia Bongiorno, durante una pausa dell’udienza, ha dichiarato ai giornalisti presenti che quella del pm Ferrara è “una requisitoria un po’ contraddittoria, direi, perché la premessa è ‘non stiamo processando il governo’ poi, però, finora ha detto che il decreto sicurezza bis ‘è in contrasto con la Costituzione’ e che ‘non è accettabile prima redistribuire e poi sbarcare’. E che ‘il tavolo tecnico è un tavolo che ribaltava dei principi fondamentali’“.
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