Marano è al nono posto nella classifica nazionale, stilata dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati e sequestrati alle mafie, per il numero di strutture e terreni confluiti nel proprio patrimonio. Ne ha, allo stato, 242. La maggior parte di questi beni, però, non è mai stato utilizzata per i fini sociali previsti dalla legge. Dall’insediamento della giunta Morra, nonostante i tanti proclami, poco o nulla si è fatto. Un convegno, tante parole e, al momento, pochi fatti. E’ passato più di un anno. Ci sono casi eclatanti, come le ville di via Marano-Quarto, un tempo dei Simeoli, come la villa Scarface di Palumbo, a Città Giardino, come la villa bunker di Giuseppe Polverino, o come l’appartamento di Del Core, affidato un paio d’anni fa a un’associazione molto vicina all’ex ministro Di Maio, ma sul cui utilizzo nulla si sa. Tutto tace anche per le ville dei Simeoli, una delle quali affidate alla cooperativa sociale Samira. Un comune reduce da uno scioglimento per mafia, il quarto della sua storia, doveva avere ben altro piglio su questa tematica. Ben altro piglio. E’ giusto che, per questi motivi e tanti altri sviscerati negli ultimi mesi dal nostro giornale, il prefetto di Napoli disponga l’invio di una commissione d’accesso presso il municipio.
Nella top ten della classifica stilata dall’Agenzia troviamo i seguenti comuni:
Palermo, Caltanisetta, Reggio Calabria, Napoli, Roma, Milano, Roccella Valdemone, Castelvetrano, Marano, Partinico.
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