CAMPI FLEGREI, UN’ERUZIONE IN VISTA? ECCO COSA STA REALMENTE ACCADENDO

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L’attività sismica registrata in queste ultime settimane nell’area dei Campi Flegrei riporta d’attualità l’ipotesi di un’eruzione di questo antico supervulcano situato nel golfo di Pozzuoli. La gente ha paura e non sa a chi santo votarsi. Le istituzioni parlano di piani di fuga, ma allo stato c’è poco o nulla di realmente concreto. La verità è che se accadesse qualcosa di realmente grosso, difficilmente ci sarebbe la possibilità di far evacuare, nei tempi utili, centinaia di migliaia di persone.

L’area indicata come Campi Flegrei è una depressione di circa 12 km di diametro punteggiata di crateri vulcanici che si estende dalla collina di Posillipo a Monte di Procida, con un bordo sommerso nel golfo di Pozzuoli. È quella che si definisce una caldera, una conca formata da due grandi collassi dei serbatoi di magma avvenuti 39.000 e 15.000 anni fa, nelle due più imponenti eruzioni del vulcano.

Anche se attualmente non c’è attività eruttiva, i Campi Flegrei registrano però una continua attività vulcanica di fondo con frequenti terremoti – di recente non solo di lieve entità – provocati dalla deformazione del suolo. L’area è attentamente monitorata anche perché abitata da 360.000 persone.

ERUZIONE: POSSIBILE MA NON SCONTATA. «La prima volta che abbiamo usato questo modello è stata nel 2017 e da allora i Campi Flegrei si sono comportati come previsto, con un numero crescente di piccoli sismi a indicare la pressione sottostante» spiega Christopher Kilburn, primo autore. «Il nostro nuovo studio conferma che i Campi Flegrei si avvicinano alla rottura. Tuttavia, ciò non significa che un’eruzione sia garantita. La rottura potrebbe aprire una frattura nella crosta, ma affinché avvenga un’eruzione, il magma ha bisogno di spingere nel punto giusto». Ora, spiegano gli scienziati, si tratterà di stimare le probabilità che il magma o il gas trovino nuove vie da percorrere per risalire la superficie.

UN ELASTICO TIRATO AL LIMITE. Negli ultimi 10 anni il suolo del vulcano in corrispondenza di Pozzuoli si è sollevato di circa 10 cm all’anno, e per la prima volta dalla metà degli anni ’80 si sono verificati persistenti microterremoti (più di 600 dei quali soltanto nell’aprile 2023). Secondo gli esperti all’origine ci sarebbe il movimento di fluidi (magma ma anche gas vulcanico) a circa 3 km nel sottosuolo, che si insinuano nelle fratture della roccia e riempiono la crosta come una spugna, deformandola.

La frequenza e la tipologia di sismi suggerisce che la roccia stia rispondendo in modo non elastico, rompendosi anziché piegandosi. Per i ricercatori, il massimo stress che le rocce dei Campi Flegrei possono sopportare prima di rompersi è oggi circa un terzo rispetto a quello del 1984.

Secondo gli scienziati un’eventuale eruzione potrebbe essere preceduta da segnali di maggiore quiete, come una minore intensità di terremoti e un minore sollevamento della crosta. Lo stesso è accaduto nel 1994 al vulcano Rabaul della Nuova Guinea, molto simile come conformazione ai Campi Flegrei.

Ma questa temuta eruzione potrebbe anche non avvenire, come precisa Stefano Carlino dell’Osservatorio Vesuviano (INGV): «I Campi Flegrei potrebbero assettarsi su una nuova routine di graduale sollevamento e subsidenza, come per altri vulcani simili nel mondo, o semplicemente tornare in quiescenza. Non possiamo ancora essere certi di cosa accadrà. L’importante è essere preparati ad ogni evenienza».

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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