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Dal giorno in cui ha annunciato la sua collaborazione, Francesco “Sandokan” Schiavone è già stato interrogato cinque volte, adesso si andrà avanti almeno due giorni alla settimana. Entro sei mesi, così prescrive la legge, dovrà dire tutto ciò di cui vuole parlare. Poi la Dda di Napoli, guidata da Nicola Gratteri, cercherà i riscontri ai verbali dell’ex boss del clan dei Casalesi.
Che si è presentato davanti ai magistrati con una frase-manifesto: «Sono un uomo d’onore, dirò la verità». Poi ha raccontato di essere stato un mafioso, legato a Cosa nostra siciliana.
Sandokan è rinchiuso in isolamento nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila, dove è stato trasferito, proveniente dal carcere di Parma. La scusa: curare un tumore in realtà inesistente. I protagonisti della stagione di Gomorra oggi tremano: per dimostrare di essere credibile Schiavone dovrà fare i nomi degli imprenditori, dei riciclatori, di chi ha fatto affari, spesso negli appalti pubblici, con il denaro della cosca, dei politici eletti dalla camorra.
Altro aspetto centrale: i soldi. Sandokan sa dove si trova la cassaforte del clan di Casal di Principe: investimenti in Spagna, Canarie, Romania, attività intestate a prestanome. oppure essere rimasti in Italia sotto l’ombrello di prestanome. Dopo il primo incontro con il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e il pm della Dna Antonello Ardituro, che hanno raccolto la sua disponibilità a rendere dichiarazioni, adesso la collaborazione dell’ex boss è gestita dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri con il pool composto dal procuratore aggiunto Michele Del Prete e dai pm Vincenzo Ranieri e Simona Belluccio.
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