Oggi comincia ufficialmente la XIX Legislatura con l’insediamento di Camera e Senato, con l’accordo nel centrodestra a un passo. La notte della vigilia è lunghissima e va avanti in febbrili trattative per risolvere le tante questioni ancora aperte: i nomi dei ministri, ma prima ancora quelli dei presidenti dei due rami del Parlamento. Il vertice tra i leader previsto ieri alla fine salta: i capi della coalizione si vedono, ma separatamente. Matteo Salvini che non si presenta a Villa Grande, residenza romana di Silvio Berlusconi, dove il presidente di FI e Giorgia Meloni, accompagnata da Ignazio La Russa, si incontrano alle 17 per circa un’ora e mezza, senza trovare la quadra definitiva. Il presidente di Fratelli d’Italia e il segretario leghista (che aveva visto il Cav martedì) si incontrano comunque alla Camera. L’impressione è che l’intesa sia prossima.
Nella mattinata di ieri la quadra nella coalizione sembra raggiunta. «Un accordo c’è. Non ci sono problemi», dice il senatore di FdI Giovanbattista Fazzolari. Il patto prevede la presidenza del Senato a La Russa e quella della Camera al leghista Riccardo Molinari, con il vicesegretario del Carroccio Giancarlo Giorgetti proiettato verso il ministero dell’Economia. Stop da FdI invece a un esponente azzurro a Giustizia e Sviluppo economico.
Quanto al nodo-Licia Ronzulli, da Forza Italia si fa sapere che l’ipotesi del ministero a Sport e Turismo non viene affatto scartata da Berlusconi. FI non pone alcun tipo di problema, viene riferito. E lo stesso Fazzolari spiega che «non non ci sono mai state particolari criticità…»
Sul fronte leghista, alle 16 Salvini convoca il Consiglio federale e ai dirigenti del Carroccio ribadisce: «Sulla presidenza del Senato e sul Viminale non mollo». Qualcuno lascia intendere che l’obiettivo del segretario leghista e del Cav sia quello di usare le presidenze delle Camere per raggiungere l’accordo migliore possibile sul governo. Un modo per fare fronte comune per far sì che Meloni non usi il «metodo Draghi», ossia scegliere tutti i ministri, anche quelli in quota alleati.
Parlando in Consiglio federale, Salvini garantisce infatti che su Senato e Viminale non intende retrocedere nella trattativa. Il candidato leghista alla guida di Palazzo Madama è Roberto Calderoli, conferma Salvini, che torna a ricordare gli ottimi risultati ottenuti al Viminale e a rivendicare l’Interno per sé. «Dalla Lega nessun veto, preclusione o impuntatura. C’è massima disponibilità a confrontarsi e ad assumersi tutte le responsabilità richieste da un momento così difficile per il Paese», sottolinea una nota del Carroccio.
Oltre a Senato e Viminale, Salvini punta anche al Mef: «Se gli alleati decidessero di affidarci l’Economia sarebbe un onore conferma il segretario-Se cifosse Giorgetti? Magari». Al termine del Consiglio federale, una nota di via Bellerio riferisce che il Carroccio «non vede l’ora di cominciare a occuparsi dei dossier di governo. Il segretario ha spiegato che se verrà chiesto alla Lega di occuparsi di temi fondamentali come economia, sicurezza, opere pubbliche e autonomia “sappiamo come farlo e con chi farlo”. Per Salvini sarà un onore».
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