ESCLUSIVA TERRANOSTRANEWS. LE MOTIVAZIONI CONTENUTE NEL DECRETO DI SCIOGLIMENTO DEL COMUNE DI MARANO. “IMMOBILISMO E TECNICHE DILATORIE PER AVVANTAGGIARE LE FAMIGLIE DI CAMORRA”

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Ventitré pagine e tanti omissis. E’ il dossier che ha portato il Consiglio dei Ministri a deliberare lo scioglimento del Comune per infiltrazioni della camorra. Si tratta, al netto del capitolo parentele (già note agli addetti ai lavori), di tutte le vicende sollevate negli anni da Terranostranews. La relazione non tralascia alcun aspetto della gestione amministrativa dell’ex sindaco Angelo Liccardo, eletto nel 2013 nella lista di Forza Italia e sostenuto da una giunta di centrodestra e, successivamente, da consiglieri eletti con la sinistra o il centrosinistra.
Il dossier
Nel dossier non mancano i riferimenti alle parentele scomode di molti ex amministratori e del “15 per cento dei dipendenti dell’ente cittadino”, alcuni dei quali risultano anche coinvolti in procedimenti penali. I primi accertamenti sull’attività amministrativa del Comune erano partiti all’indomani dell’insediamento della giunta Liccardo e già allora, come rilevato dalle forze dell’ordine, fu evidenziata “la fitta rete di parentele, frequentazioni che legano amministratori ed alcuni dipendenti ad esponenti di famiglie camorristiche del territorio”. Segnali di un potenziale condizionamento della sfera amministrativa, poi rafforzati da ulteriori vicende che indussero, nel marzo del 2015, il prefetto di Napoli Gerarda Pantalone ad inviare al Comune una commissione d’accesso agli atti, composta dal viceprefetto Gerlando Iorio, dal capitano dei carabinieri Antonio De Lise e dall’ingegnere Antonio Bruno. Gli organi inquirenti hanno accertato che l’amministrazione Liccardo si è “caratterizzata per non essere intervenuta in numerosi procedimenti relativi a settori strategici, che presentavano gravi anomalie e profili di illegittimità. Nessun intervento è stato messo in campo quando sono emersi evidenti interessi della criminalità organizzata, dando prova, nei fatti, di un palese e protratto immobilismo”.
Nessun cambiamento alle elezioni del 2013
“Le elezioni che si tennero nel maggio del 2013 non hanno portato a un reale rinnovamento della compagine amministrativa, poiché 24 consiglieri in carica e i sette assessori, oltre un terzo aveva già ricoperto cariche nelle consiliature del 2006 e del 2011. Il sindaco, in particolare, è stato consigliere sia nel 2006 che nel 2011”.
I legami di parentela dell’ex sindaco e di altri amministratori.
Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori è finita, in primis, la figura dell’ex sindaco Angelo Liccardo, nipote di Pasquale Liccardo, defunto boss del clan Nuvoletta, e imparentato con familiari di imprenditori condannati per associazione mafiosa. “Questo reticolo di legami familiari e di affinità – si legge nella relazione – ha inciso tangibilmente sull’azione del primo cittadino, proiettata a costruire vantaggi illegittimi per i privati, per la sua famiglia e per la criminalità, secondo logiche del tutto avulse dalla corretta e trasparente gestione della cosa pubblica”. Nella relazione si fa riferimento anche ad altri ex amministratori ed ex consiglieri legati da vincoli familiari o intrecci ad esponenti delle famiglie malavitose. I loro nomi sono per ora coperti da una sfilza di omissis. Il prefetto Pantalone ha inoltre evidenziato l’intreccio di un amministratore che ha ricoperto un importante carica all’interno del consiglio comunale e che svolge la funzione di sindaco in due società riconducibili alle cosche locali.
I dipendenti comunali.
“Assumono un particolare significato – recita un passaggio della relazione ispettiva – la vicinanza familiare e la contiguità con ambienti criminali di alcuni dipendenti, inseriti in uffici notoriamente esposti al rischio di corruttela e di interferenza, e i rapporti emersi tra i funzionari dell’ufficio tecnico e le imprese gestite da famiglie di imprenditori legati alla camorra”.
Il fallito golpe ai danni di Liccardo.
Il riferimento è al dicembre del 2015, quando l’allora opposizione, approfittando delle vicissitudini interne alla maggioranza, tentò di sfiduciare Liccardo. In 13 si presentarono in uno studio notarile di Calvizzano, ma uno dei consiglieri di Liccardo – poco prima dell’apposizione delle firme – si defilò dopo aver ricevuto una telefonata. “L’apporto del primo cittadino – scrivono gli inquirenti – è stato talmente apprezzato dalla criminalità da indurre il clan ad intervenire su un consigliere comunale affinché non sfiduciasse il sindaco”.
Gli interessi privati dell’Amministrazione e i mancati introiti dell’Ente
In uno dei passaggi del dossier si fa riferimento alla questione del mercato ortofrutticolo, all’interno del quale opera la società del papà dell’ex primo cittadino nonché familiari di latitanti e pregiudicati. “Gli stand del mercato sono occupati, sine titulo ed in assenza del versamento del canone al Comune, da alcuni soggetti vicini alla criminalità organizzata”. E ancora: “Sintomatica della mala gestio sono la scarsa capacità di riscossione delle entrate tributarie, canoni idrici in primis, e le carenze registrate nella gestione del patrimonio pubblico”. Riferimenti anche agli allacci idrici abusivi di cui hanno beneficato familiari di esponenti di fazioni criminali.
Case popolari 
“Soggetti vicini alla criminalità organizzata occupano alloggi di edilizia pubblica senza titolo e senza versare i canoni all’Ente”.
Urbanistica 
Anche in materia di urbanistica l’inerzia del Comune ha favorito lo sviluppo di pratiche speculative da parte della camorra. Il riferimento della commissione è a un piano di lottizzazione (C17 ndr). “Il complessivo atteggiamento del Comune ha favorito, o quanto meno non contrastato, gli interessi dei proprietari delle aree di insediamento, alcuni dei quali legati ai clan”. L’omissione dei controlli, inoltre, ha favorito pratiche edificatorie abusive sul territorio. Nella relazione si fa riferimento a due capannoni: quello di via Padreterno (sequestrato dai Nas) e quello tra via Marano-Pianura e il cimitero di Vallesana.
Gli appalti pubblici
“E’ stato riscontrato – scrive l’organo inquirente – il frequente ricorso alla proroga degli affidamenti con l’elusione delle soglie minime che rendono obbligatoria la richiesta di certificati antimafia”.
Cimitero
Non mancano, nella relazione, i riferimenti all’appalto del cimitero e all’area industriale (interventi pubblici iniziati con precedenti amministrazioni), entrambi già oggetto di indagini da parte della magistratura ordinaria. Sul cimitero, in particolare, si fa riferimento a un ex dirigente dell’area tecnica che, nel 2010, nonostante il parere contrario dell’ufficio legale, ha affidato la concessione dei lavori a una ditta i cui titolari, poco dopo, sono stati oggetto di provvedimenti restrittivi della Procura. “Sulla vicenda si registra l’anomala ingerenza del sindaco e del vicesindaco eletti nel 2013 che, con tecniche dilatorie, hanno rispetto alle procedure avviate dal commissario straordinario, hanno interferito sull’attività gestionale”.
Pip
“Molte delle ditte – recita un passaggio contenuto nel decreto di scioglimento – che hanno ottenuto le aree edificabili sono amministrate da soggetti con precedenti penali per associazione mafiosa”. L’inchiesta svolta dalla Dda ha confermato che nel contesto maranese esiste un sistema imprenditoriale incline alla violazione delle norme e collegato ai clan.
La strada mai nata e il mancato abbattimento del capannone abusivo
Uno dei casi più emblematici è rappresentato dal mancato abbattimento di un capannone abusivo, al posto del quale sarebbe dovuta sorgere una strada comunale finanziata con fondi europei. “Il mancato abbattimento dell’opera abusiva ha determinato la perdita del finanziamento pubblico e ha arrecato un indubbio vantaggio alla famiglia del sindaco, a discapito della collettività che non ha potuto beneficiare dell’opera pubblica”. Nello specifico si fa riferimento a uno stretto congiunto del primo cittadino, a sua volta consanguineo di un esponente di un esponente di rilievo della criminalità, proprietario di alcuni terreni da espropriare per la realizzazione dell’arteria. “Nonostante l’infrastruttura non sia stata realizzata, l’ente comunale ha tempestivamente liquidato gli incarichi di progettazione e ha premiato, con compensi incentivanti, un responsabile dell’area tecnica oggi in quiescenza”.
L’asilo nido di piazzale Dalla Chiesa 
Nel decreto di scioglimento si fa poi riferimento al mancato completamento di un asilo nido comunale, quello di piazzale Dalla Chiesa, finanziato con fondi regionali e sorto su un’area confiscata. “Analoghe condotte dilatorie hanno caratterizzato la gestione dell’asilo nido comunale di piazzale Dalla Chiesa, i cui lavori sono stati sospesi immotivatamente e illegittimamente, nell’interesse del titolare del terreno, referente locale dei due clan della città”.
L’edicola votiva e il seppellimento non autorizzato
“Il condizionamento dell’amministrazione emerge – recita un’altro passaggio del dossier – anche dalla costruzione, nel 2014, di un’edicola votiva destinata al capostipite di una famiglia imprenditoriale di camorra e ad un ex sindaco (defunto ndr), parente del primo cittadino eletto nel 2013, in assenza di alcuna autorizzazione e di alcuna iniziativa tesa al ripristino della legalità”. La statua, raffigurante la Madonna di Vallesana e posta a ridosso del cimitero, fu abbattuta soltanto un anno dopo, alla luce di alcune denunce mediatiche e in seguito all’intervento dei carabinieri. Non manca, inoltre, un passaggio “sull’inumazione – in barba ai regolamenti comunali – di un familiare di esponenti di un clan locale”. Vicenda, quest’ultima, avvenuta dopo le dimissioni di Liccardo.
La gestione dei rifiuti.
Altro esempio di cattiva amministrazione è riferito alle numerose proroghe concesse alla ditta Falzarano. “La Commissione ha riscontrato un uso reiterato e censurabile dell’istituto della proroga contrattuale, al quale l’amministrazione ha fatto ricorso fino al marzo del 2015. Nell’aprile del 2016 il sindaco, con un discutibile intervento invasivo, ha affidato con una propria ordinanza il servizio a una ditta associata ad un’impresa destinataria di un’interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Caserta” e che in precedenza, in virtù di questa motivazione, non aveva ottenuto l’aggiudicazione definitiva. Al suo posto, infatti, subentrò Ego Eco, poi uscita di scena dopo pochi mesi.
I cantieri
“Significativi – c’è scritto nel dossier – sono i rapporti tra la ditta in questione e alcune imprese riconducibili a consorterie criminali, come quelle per il ricovero e la manutenzione dei mezzi”. Ancora più emblematico, secondo gli organi inquirenti, è “l’utilizzo di un’area di ricovero e revisione dei mezzi, di proprietà di affiliati a sodalizi locali”. Teknoservice, che per mesi ha utilizzato quel cantiere, già da qualche tempo si è trasferita a Giugliano.
Alcuni passaggi sono ripresi dal Mattino
© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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