Un tempo i summit di camorra si svolgevano a “Miano di sopra”; ora, invece, si eseguono in quella di “sotto”. Comunemente viene definita “‘vascio Miano”. Prima comandava il clan Lo Russo, ora pare che stia prendendo corpo, secondo fonti delle forze dell’ordine, il tentativo di alcuni ras, di cui uno in carcere e un altro in comunità, di mettere fuorigioco (e definitivamente) i “Capitoni”. Le nuove leve starebbero agendo sotto la protezione dei Licciardi, famiglia della Masseria Cardone.

Sarebbero loro a pianificare lo sterminio totale della vecchia famiglia malavitosa. Il punto centrale della vicenda, tuttavia, non sarebbe quindi la lotta per il controllo delle piazze di spaccio tra Miano, Marianella, Piscinola e Chiaiano ma l’eliminazione di tutti gli affiliati della ormai decadente famiglia Lo Russo. Una mera coincidenza il fatto che, dopo il duplice omicidio di Domenico Sabatino e Salvatore Corrado, Vincenzo Lo Russo, alias il “signore”, figlio di Giuseppe (quest’ultimo ed Antonio gli unici a non essere pentiti), si sia costituito nel comando dei carabinieri di Benevento dopo cinque mesi di latitanza?

Già nei mesi passati alcuni elementi di spicco dei Capitoni avevano fatto perdere le tracce e altri sono stati cacciati via. O hanno ricevuto avvertimenti con l’incendio delle Fiat 500. Insomma la guerra è in atto e non è finita qui. Nappello-Pompeo, coinvolti nel ferimento di Giovanni Lista in via Janfolla, sono stati accusati da Mario Lo Russo e Carlo Lo Russo detto “Lele'”. Gli stessi che una volta influivano sui due che oggi hanno solo un desiderio: finire il vecchio clan. Un gruppo emergente di giovanissimi. L’età media è vent’anni. Non hanno segni particolari. I protagonisti (vecchi e nuovi) saranno di scena, come imputati, il 3 novembre durante il processo in Corte d’appello. Sarà il fuoco “nemico” è non più “amico”.

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