Riceviamo e pubblichiamo. Referendum, un voto e l’incoerenza di tanti

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In politica, si sa, maggioranza e opposizione sono come cane e gatto: sono perennemente in lotta l’una con l’altra con l’unico fine di prevalere. Qualcuno ha scritto che una delle cause principali della rovina dell’Impero romano sia stata la divisione interna in fazioni politiche le quali avevano come obiettivo non il bene dell’impero ma solo la conquista e il mantenimento del potere. Oggi come allora la situazione non sembra essere cambiata. Ultimo episodio che dimostra la veridicità di questa tesi è lo scontro tra sostenitori del SI e del NO in merito al referendum costituzionale che si terrà, a quanto pare, nel prossimo inverno.

Questo referendum “made” in Renzi/Boschi, approvato dal Parlamento italiano il 12 aprile 2016, prevede tra le altre cose: 1) il superamento del bicameralismo paritario; 2) la trasformazione del Senato, privato del potere di sfiduciare il governo, in un organo rappresentativo delle regioni; 3) la riduzione del numero dei parlamentari; 4) un nuovo sistema per eleggere il Presidente della Repubblica e una revisione del “TITOLO V”, ovvero di quella parte della Costituzione in cui si delineano le autonomie locali (la revisione consegnerebbe nelle mani dello stato alcuni poteri: sicurezza sul lavoro, ambiente, gestione porti, aeroporti, energia, politiche occupazionali che dal 2011 sono nelle mani delle regioni).

Tra i più agguerriti sostenitori del SI troviamo Giorgio Napolitano, Anna Finocchiaro, Walter Veltroni e il premier Renzi, il quale ha ribadito in più occasioni che in caso di sconfitta del SI il suo governo andrà a casa. Invece tra i fautori del NO spiccano le figure di Berlusconi, Calderoli, Salvini (con i loro rispettivi partiti), Grillo, Di Maio e molti alti quali ritengono che apportare queste modifiche sia una pazzia.

“La memoria è tesoro e custode di tutte le cose”… e poiché abbiamo buona memoria, facciamo un tuffo nel passato, ritorniamo nel lontano 2006 quando al governo c’era la destra. In quell’anno, tra il 25 e il 26 giugno, si votava il secondo referendum costituzionale della storia della Repubblica Italiana, sostenuto a gran forza dal governo Berlusconi, ma invano, poiché la maggioranza dei votanti all’epoca respinse il progetto di riforma costituzionale, dietro invito dei vari esponenti di sinistra quali quegli stessi Napolitano, Veltroni, Finocchiaro che abbiamo appena ricordato.

Quel referendum si prefiggeva in definitiva di metter fine al bicameralismo paritario, con la creazione di un parlamento composto dalla classica Camera e da un Senato “federale”, organo che avrebbe dovuto rappresentare gli interessi delle comunità locali, che non avrebbe potuto più sfiduciare il governo. Si prevedeva, anche, la modifica del sistema dell’elezione del capo dello Stato e la riduzione del numero dei parlamentari.

Appare subito evidente che tra i 2 referendum ci sono molti punti comuni e considerando che 10 anni fa a favore di questa riforma si schierò tutto il centro destra, Lega compresa, quindi politici come Bossi, Berlusconi, D’Onofrio, sorgono spontanee alcune domande. La prima è: come mai allora la destra era favorevole mentre oggi si dichiara contraria a modifiche che lei stessa 10 anni fa aveva promosso? Vien da pensare che i sostenitori del NO (gli stessi personaggi che invece 10 anni fa erano favorevoli ad apportare queste modifiche) non supportino il NO, non per il merito della riforma, ma solo ed esclusivamente per mandare a casa il governo Renzi. La seconda domanda invece è: come mai 10 anni fa personaggi di sinistra accusarono la destra di essere antidemocratica nel sostenere quelle modifiche, mentre oggi sono tra i promotori della riforma Boschi?

Hanno cambiato idea o si son resi conto che 10 anni fa sbagliarono a votare e a far votare contro? La terza domanda è forse quella più interessante: la Costituzione Italiana andrebbe davvero modificata o va bene cosi com’è? Notiamo solo che in tutta Europa l’Italia è l’unico Paese con un bicameralismo perfetto. Tante domande dunque e poche certezze… L’unica cosa evidente purtroppo è quella certa incoerenza della politica italiana, a cui siamo tristemente abituati. Se, con De Gasperi, ” la politica è REALIZZARE”, bisogna allora specificare che la politica, quella vera, è “realizzare felicità e benessere”. Insomma considerare la politica una passione, più che una professione.

Achille Iaccarino per “Terranostranews”

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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