Giugliano, chiesti quasi 40 anni di carcere per gli autori della rapina alla gioielleria Platinum

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Quasi quarant’anni di carcere: è questa la richiesta che il pubblico ministero Giovanni Corona ha chiesto nei confronti di sei imputati nel processo col rito abbreviato, per la rapina alla gioielleria Platinum a Giugliano.
Nell’inchiesta sono indagate nove persone. In sei – come riporta il sito Internapoli – hanno chiesto l’Abbreviato. Si tratta dei fratelli Tommaso e Fabio Frascogna (difesi dall’avv. Celestino Gentile), entrambi di Giugliano per i quali sono stati chiesti 8 di reclusione ed 2000 euro di multa; per Antonio Miraglia (difeso dagli avv. Stefano Zoff e Vincenzo Alesci) e Giuliano Tesone chiesti 6 anni di reclusione ed 2mila di multa; per Angela Piscopo (difeso dall’avv. Giovanni Bianco) di Casalnuovo chiesti 5 di reclusione ed 2000 euro di multa; per Tommaso Donnarumma (difeso dagli avv. Guido Iaccarino e Antonio Di Marco) chiesti 5 di reclusione ed 1000 euro di multa.
Tutti gli altri hanno scelto il rito ordinario che si svolgerà innanzi al tribunale collegiale di Napoli Nord. Si tratta di Vincenzo Fabio Poziello (difeso dall’avv. Nello Palumbo), Umberto Garofalo (difeso dall’avv. Luigi Poziello), Raffaele Cecere (difeso dall’avv. Antonio Giuliano Russo)

I soggetti sono accusati a vario titolo di rapina aggravata, porto e detenzione di armi, ricettazione. I militari dell’Arma ricostruirono tutta la ‘filiera’ criminale, individuando anche chi ‘piazzava’ i gioielli rapinati e i fiancheggiatori dell’organizzazione. Le indagini cominciarono proprio con la rapina del 29 marzo 2014 in cui “Bonnie e Clyde” furono immortalati dalla telecamere della vidosorveglianza, lei in shorts e tacco 12; fingendosi clienti, i rapinatori hanno compiuto una razzia in una gioielleria a Giugliano. Il ricettatore della banda era un gioielliere di Pozzuoli, che ha smistò preziosi rubati per 250mila euro, dicono le indagini dei carabinieri. Per la rapina commessa ai danni della gioielleria “Platinum” di Giugliano, la banda utilizzò come base logistica una casetta di legno, con annesso pollaio, all’interno di un appezzamento di terreno di proprietà di uno degli indagati.

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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