Nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile si è consumata l’annunciata e attesa rappresaglia dell’Iran contro lo Stato ebraico. Quasi 400 tra droni e missili sono stati lanciati contro Israele in un attacco che è proseguito per cinque ore. La maggior parte delle munizioni è stata intercettata e abbattuta, anche prima che entrasse nello spazio aereo israeliano, sopra Iraq e Siria in testa, dai sistemi di difesa di Tel Aviv supportati da quelli degli alleati, soprattutto Stati Uniti e Regno Unito. Dal presidente Joe Biden sono arrivate dichiarazioni di sostegno al premier Netanyahu e al suo Paese, condannando «nei termini più duri» l’attacco «senza precedenti» dell’Iran e ribadendo il sostegno «incrollabile» a Israele. Ma qui le posizioni dei due alleati divergono. Il presidente americano, nel colloquio telefonico di circa mezz’ora con Netanyahu ha spiegato che, pur sostenendo gli sforzi difensivi di Israele non ha intenzione di seguirlo in nessuna operazione offensiva contro Teheran, come riferisce Axios.
È stato il portavoce dell’Idf, l’esercito israeliano, Daniel Hagari ha stilare il bilancio della nottata di guerra. L’attacco dell’Iran per in risposta al raid del 1° aprile attribuito allo Stato ebraico sul consolato iraniano di Damasco è stato condotto con quasi 400 tra missili balistici, da crociera e droni, una pioggia di proiettili che aveva il compito di saturare le capacità di reazione della difesa aerea. Nell’offensiva soprannominata “Promessa mantenuta” Teheran ha chiesto il coinvolgimento anche dei paesi dell’asse, ovvero Siria, Libano e Iraq, per bucare lo schermo protettivo intorno a Israele. Secondo alcune fonti militari, sono stati lanciati e abbattuti 185 droni kamikaze, 36 missili da crociera, 110 missili balistici (103 intercettati). Secondo Hagari, quasi tutte i colpi di artiglieria sono stati intercettati e distrutti, impedendo arrivassero a bersaglio. Danni minori sono stati registrati in una base militare nel Negev Secondo la Croce rossa israeliana, un bambino di 10 anni sarebbe stato ferito gravemente ad Arad, città del Sud di Israele ai bordi del deserto del Negev.