Il convegno sui beni confiscati dal titolo: “Riprendiamoci quello che è nostro” è volto al termine. Diversi spunti di riflessione dopo le parole dei relatori, ma soprattutto un dato è sicuramente venuto fuori: tante parole, analisi, ma spesso è la confusione a regnare sovrana. Il numero dei beni confiscati in città è un ancora un mistero: chi dice 150, chi 300 e chi 390. Il Comune sostiene che la Villa confiscata al boss Polverino è nell’elenco dei beni assegnati a Marano ma Morra dice che formalmente non è mai stata consegnata all’ente; l’Agenzia nazionale, presente con un proprio referente al convegno, ritiene che su quel bene l’ente abbia manifestato in passato interesse negli anni precedenti. Ognuno, però, si riferisce forse a ville diverse. La villa bunker, al centro di cento sopralluoghi da parte di Terranostranews, è disabitata e inutilizzata e, secondo l’Agenzia, sarebbe stata affidata al Miur. Un’altra, invece, sarebbe occupata. Insomma tanta confusione. Al convegno è stata manifestata la volontà di utilizzare villa Polverino o le ville di Polverino ma in questi mesi ci sono stati degli atti/richieste ufficiali? Eppure in capo all’Ente, a detta del direttore dell’ANBSC, c’è un sostanziale potere di controllo sui cespiti.
Il convegno, a nostro parere, si sarebbe dovuto realizzare tenendo bene a mente quali informazioni comunicare ai partecipanti al fine di non generare confusione in chi vi ha preso parte.
Il dibattito è stato interessato anche da una simpatica querelle tra il sostituto procuratore aggiunto di Napoli Nord, Maria Di Mauro e il consigliere comunale Davide Di Luccio, in merito ad un bene assegnato proprio ad un’associazione “Aggregarci” di cui Di Luccio è stakeholder (soggetto interessato), sul quale la Di Mauro ha chiesto proprio a Di Luccio di spiegare le criticità legate alla gestione dei beni. Di Luccio ha risposto ripetendo storie già citate mille volte: problemi tecnici, urbanistici e burocratici avrebbero impedito alla sua associazione di gestire la villa di via Marano-Quarto. Aggregarci, tuttavia, ha impiegato 12 anni per consegnare le chiavi al Comune dopo aver prodotto nulla o quasi. Di Luccio ha precisato di non essere legale rappresentante di questa associazione, chiara la risposta delle Di Mauro che ha detto a Di Luccio in parole povere di sapere “tutto”. “Nulla sfugge a quest’ufficio”, ha sottolineato.
Sono intervenuti anche il Sindaco Morra e il consigliere regionale Porcelli, i quali, entrambi, a più riprese hanno dato vita a un gioco ben orchestrato, forse già precedentemente: hanno ribadito che l’ente è in dissesto, che non ci sono dipendenti, che l’ufficio tecnico è oberato, che sono stati persi dei finanziamenti e il Comune non si è candidato per indisponibilità di alcuni beni (ma in realtà poteva presentare proposte progettuale sui beni già in possesso. Al problema atavico dei beni confiscati assegnati e inutilizzati e o meglio abbandonati, Morra, ne ha aggiunti altri.
Porcelli ha proposto di alienare i beni attraverso la cessione a terzi.
Inoltre dopo i relatori ha preso parola anche il consigliere di minoranza Savanelli, il quale ha spiegato che l’Ente è stato sciolto per il mancato utilizzo di Villa Polverino. Sull’esternazione di Savanelli la procuratrice aggiunta di Napoli nord Di Mauro ha replicato affermando: “che Marano non è stato sciolto solo per Villa Polverino, magari, sono molteplici le ataviche questioni che hanno interessato il Comune, sarebbe riduttivo dire che lo scioglimento sia arrivato solo per questo”.
Ebbene chiarire ancora che la villa Polverino, cui probabilmente faceva riferimento Morra e poi Di Luccio, la cosiddetta “Villa Bunker” che affaccia sulla conca di Quarto, non è nei cespiti assegnati all’ente ma è stata destinata al Ministero dell’Istruzione, che non hai mai fatto nulla su quel bene.
Un convegno diviso tra intenzioni e speranze di poter fare qualcosa ma anche la solita lagna sul numero ridotto di dipendenti, sugli intoppi burocratici e via discorrendo. La domanda è: ma a Quarto, che è in dissesto come Marano e che ha comunque pochi dipendenti, come fanno? Quarto è oggi un modello riconosciuto in tutta la regione, almeno per il riutilizzo delle strutture sottratte alla mafia.
Tanto pubblico e numerosi i presenti, tra questi, c’erano: Lorenzo Di Marino, ex consigliere, Luigi Carandente (vice sindaco), Rosario Mariniello, Gennarino Chiummariello, Loredana Granata (ex assessore della giunta Punzo di Villaricca sciolta per infiltrazioni), tanti ex consiglieri, dipendenti comunali e supporters del sindaco Morra, il consigliere metropolitano Luciano Borrelli, Luigi Savanelli, il consigliere Battilomo, l’assessore Bocchetti, le consigliere Aria e Giaccio.
A mrgine dell’incontro Massimiliano, un ciitadino, ha donato alla dottoressa Di Mauro dei fiori come simbolo di ringraziamento per l’attività svolta per la città.
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