“Ci contraddistingue l’onestà, e dunque dobbiamo essere intellettualmente onesti: dovevamo essere la novità, così non è stato”. C’è preoccupazione nelle parole di Sergio Battelli, un sentimento di malessere che in pochi all’interno del Movimento 5 stelle hanno il coraggio di esternare, “ma di fronte a quello che succede non si può rimanere in silenzio”.
I selfie con Gaetano Manfredi, unico vincitore di questa tornata e con la lista M5s che si è fermata al 10% non riuscendo a superare il Pd, non è un tappeto abbastanza grande per nascondere i nodi con i quali Giuseppe Conte deve confrontarsi. Secondo i calcoli elaborati da Youtrend, nei comuni dove si è presentato il Movimento ha raccolto una striminzita media del 4,3%. Poco, troppo poco per poter dire che un problema non c’è
“Siamo autoreferenziali, pompiamo le nostre piazze, sui social e fra di noi, ma alla fine Nenni aveva ragione, le urne rimangono vuote” è l’impietosa disamina di Battelli, presidente della commissione Affari europei della Camera e parlamentare M5s di lungo corso. La sua non è l’unica voce critica. Vincenzo Spadafora, ministro nel Conte I, affida a Facebook un doloroso post: “Dai risultati del Movimento cinque stelle non emergono effetti speciali. A Milano praticamente non esistiamo, perdiamo due grandi città dove abbiamo governato cinque anni, Roma e Torino”.
Battelli spiega che “io non voglio attribuire colpe, però Conte è il leader, si carica oneri e onori, e questa situazione la deve gestire lui”.
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