Benvenuti ad Acerra, dove il voto vale 20 euro

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In molti ad Acerra non vedono l’ora di tornare a votare. Passione civile? «No. Ci sono troppi disoccupati e almeno in quel mese vediamo qualche euro» risponde un ragazzo sui trent’anni nel rione Madonnelle, uno dei tanti rioni di questo popoloso comune alle porte di Napoli che reclama i natali di Pulcinella. Sessantamila abitanti. Gli euro di cui parla sono quelli che elargiscono i vari candidati in campagna elettorale. Un argomento convincente per tanti che ormai non ne fanno più un mistero: «Io li ho presi perché non ho un lavoro e venti euro mi fanno comodo». Venti euro? «Sì, questo pagano per ogni voto dato in cambio. Qualche altro un po’ più ricco offre cinquanta euro e in genere è quello che vince. Ma qui tutti fanno così». Quella del ragazzo sembra una provocazione ma non lo è. Continuiamo le nostre interviste in giro per il rione e la maggior parte confermano tutti: «Sì, abbiamo avuto soldi in cambio dei voti, non è una novità, a ogni elezione è così» dice una donna con la figlia sotto al braccio. Ma non solo soldi.
Il testimone

Secondo gli inquirenti che hanno avviato un’inchiesta (che ad oggi non ha portato ad alcun esito), in campagna elettorale fioccano i posti di lavoro. Incontriamo il testimone chiave. Racconta di come sia stato assunto in cambio di voti: «In un primo momento venne la mamma di Nicola Ricchiuti, candidato consigliere (Ricchiuti fu eletto in consiglio comunale con 341 voti, poi dichiarato decaduto in seguito all’inchiesta della magistratura, ndr). Disse che il figlio mi avrebbe dato un lavoro se mi fossi impegnato per la campagna elettorale. E così fu». Il candidato lo convocò il giorno dopo presso l’ufficio della Metronotte, un istituto di vigilanza privata, e gli consegnò la divisa. La stessa settimana iniziò a lavorare, sia come vigilante che come procacciatore di voti. Poco importò se la persona in questione aveva precedenti per droga e falso. Quello che emerge dall’inchiesta però è solo la punta di un iceberg più grande dove la regola sembra essere la sistematica compravendita del voto. Bisogna andare in città, quartiere per quartiere, casa per casa; la gente lo ammette in modo cristallino. A libro paga ci sarebbero bollette della luce, affitti di locazione e buste della spesa. Proprio così. Cinquanta euro di spesa gratis in cambio del proprio voto. Ecco cosa ci racconta un altro testimone: «Fui avvicinato dal proprietario del supermercato che si trova proprio qui nel rione. Mi chiese se volevo fare la spesa gratis in cambio del voto per un consigliere comunale. Sinceramente accettai. Anzi, portai anche mia sorella, mia mamma, la mia vicina di casa…».
E chi è questo consigliere comunale? «Si chiama Puopolo, poi è stato eletto. Ma nello stesso periodo venne anche la mamma di un altro candidato consigliere, Antonio L., e ci propose il pagamento del pigione in cambio dei voti per il figlio». Pino Puopolo è un consigliere di maggioranza eletto nelle liste dell’Udc. Il più votato. La media dei suoi voti è di 9 per ogni seggio. Ma nel quartiere dove realizziamo le interviste i voti si quintuplicano e toccato il picco: 54.

Repubblica

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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