Gentile dottore, da un po’ di tempo mia figlia, una bella ragazzina di 14 anni, da sempre paffutella, in buona salute, ha deciso di imitare alcune amiche più magre e si è incapricciata sulla dieta, che fa in modo del tutto indiscriminato. Per lei dieta è non mangiare niente e saltare i pasti, per poi nutrirsi, anzi abboffarsi, solo delle cose che le piacciono, patatine e merendine. Ogni tanto vedo che va in bagno e noto tracce di vomito. Che sta accadendo? Che dieta è se poi si rifiuta di fare un’alimentazione sana e piange perché dice di essere brutta? Non so come aiutare mia figlia, anche perché si rifiuta di andare da un dietologo o un nutrizionista.
Emilia (Villaricca)
Chi può dire qual è la dieta giusta per un adolescente? Ci siamo mai chiesti di cosa ha fame un ragazzo di questa età? Fame di cibo o di altro? Non è possibile concepire una dieta contestualizzata in questa fase della vita, che da più parti è stata indicata come “età ingrata”, per le profonde contraddizioni esistenziali e biologiche che presenta l’adolescenza. Il genitore che ritiene di essere il detentore del benessere del proprio figlio, rimane fortemente disorientato di fronte a questo passaggio cruciale dall’infanzia, età della cura e dell’attenzione genitoriale, all’età dell’autonomia, rivendicata spesso attraverso una corporeità che respinge la manipolazione forzata, e si sottrae alle carezze e alle cure. Attraverso il corpo l’adolescente accede a questo processo di differenziazione dai genitori e di affermazione di sé nel mondo.
Ma non sempre i genitori riescono a cogliere i bisogni dei propri figli, non accettano infatti le dinamiche di rifiuto e di emancipazione dei ragazzi, tendono a reagire in modo repressivo, ansioso, con divieti, che finiscono per rappresentare il bisogno, anch’esso inconscio, di mantenere intatta la dipendenza dei figli, percepiti sempre come “piccoli”. Assistiamo a volte a genitori che, addirittura, regrediscono ad una dimensione temporale arcaica, che accentuano la protezione nei confronti del figlio, generando ulteriore disagio e forme di sintomatologie che parlano di una estremizzazione del rifiuto: ecco dunque, nel caso della ragazzina della lettera, le grandi abbuffate alternate ai digiuni, attraverso cui si comunica altro, e non semplicemente il desiderio di dimagrire. Il corpo è il primo strumento di comunicazione dell’essere umano; attraverso di esso, come ha rivelato la psicoanalisi, vengono espressi quei bisogni inconsci che non tutti hanno la sensibilità di cogliere.
Soffermarsi sull’osservazione periferica dell’ adolescente, al livello superficiale dell’apparente, non è di alcun aiuto. Le trasformazioni legate all’età, il cambiamento fisico e psicologico, richiedono un’ attenzione diversa: la comprensione di un vissuto travagliato e di un riconoscimento assoluto dei bisogni legati alla nuova identità dell’adolescente, che esige l’ammissione della “dignità” di persona. Quindi non giudicato, ma ri-conosciuto, nel suo essere figlio, non oggetto tra gli oggetti, che tanto bene adornano le nostre vite quotidiane.
Raffaele Virgilio, psicologo e psicoterapeuta
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