Scuola, niente pagelle o voti, ma i docenti saranno valutati. Le ipotesi al vaglio del governo

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An empty school classroom defocused.
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Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha firmato un atto di indirizzo secondo cui “occorre promuovere e potenziare l’attività di valutazione delle scuole, dei dirigenti scolastici e del personale docente” e a tal fine “è importante dare avvio ad un processo di revisione e rafforzamento del Sistema nazionale di valutazione”. Ecco come potrebbe essere misurato l’operato dei professori.

Si lavora, spiegano fonti del ministero di viale Trastevere, alla valorizzazione e formazione del personale e al miglioramento della valutazione del sistema scolastico nel suo complesso, però non con l’obiettivo di assegnare “voti”, ma per “garantire una sempre maggiore qualità dell’offerta formativa proposta a studentesse e studenti.

In questa direzione, il ministero prevede anche il potenziamento del corpo ispettivo, come sostegno alle scuole e alla loro autonomia. Bene la valutazione e la “meritocrazia”, ma non con l’Invalsi, mettono le mani avanti i sindacati.

Il Sistema nazionale di valutazione, cui il documento del ministero fa riferimento è composto infatti, oltre che dal contingente ispettivo, anche dall’Invalsi. Il modello dei test standardizzati è stato spesso criticato, talvolta anche boicottato dagli studenti.

L’Associazione nazionale presidi – dice il suo presidente, Antonello Giannelli – è sempre stata favorevole alla valutazione del personale. Purtroppo nel nostro paese la cultura della meritocrazia dei dipendenti pubblici non è sempre praticata. Ma dubito che l’Invalsi possa essere utilizzato a questo scopo. E’ uno strumento diagnostico, serve per decidere la metodologia didattica da utilizzare nelle scuole. Dai risultati degli studenti non è direttamente deducibile il valore del professore”.

Piuttosto, secondo Giannelli, “è necessario dare un ruolo maggiore ai presidi e ai comitati di valutazione interni alle scuole”, già previsti da qualche anno anche nelle scuole italiane, composti da docenti e dal preside: sarebbero utili per una sorta di valutazione dall’interno, “collegiale”.

Occorre, inoltre, rimarca Giannelli, potenziare il contingente ispettivo: “Servirebbe un ispettore ogni 10 scuole (quindi 800 persone), mentre sono 40 di ruolo e una sessantina temporanei”. Il modello a cui pensa è quello francese, “dove la valutazione viene portata avanti dal corpo ispettivo ed è una cosa seria”.

L’Invalsi sarebbe “inaccettabile” secondo la Flc Cgil, che al tema ha dedicato un incontro mercoledì scorso al quale ha partecipato anche il ministro Bianchi. Il quale in quell’occasione ha chiarito il suo pensiero: “Autonomia e sistema nazionale sono i due perni su cui ci dobbiamo muovere, avendo chiaro che occorrono strumenti di valutazione”, ma anche avere “la cautela” di dare agli strumenti “il loro effettivo scopo”.

Abbiamo bisogno dei dati – ha detto il ministro Bianchi – ma vanno presi con molta attenzione, avendo presente a cosa servono e qual è il contesto in cui sono stati raccolti. Non c’è da parte mia il mito del dato di per sé, né sono convinto che debbano governare le scelte: sono un supporto”.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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