La rapina di via Antica Consolare Campana e il punto sulle indagini. I dubbi, le certezze degli inquirenti e un caso che ha scosso l’Italia

0
4.966 Visite

Sono trascorse quasi 36 ore dalla rapina, sfociata poi nel sangue, che ha visto protagonisti due malviventi di Sant’Antimo, entrambi deceduti, e un 26 enne di Marano, incensurato, indagato con l’accusa di duplice omicidio volontario. Il giovane è a piede libero. Nelle prossime ore o giorni saranno noti i risultati dei rilievi tecnici e della autopsia disposta sui corpi dei rapinatori.

Per tutta la giornata di ieri si sono susseguiti articoli riferiti all’interrogatorio cui è stato sottoposto Giuseppe Greco, la vittima della rapina. Un interrogatorio durato sei ore, durante il quale il giovane ha riferito di non aver inseguito e speronato i banditi e quindi di non aver provocato, con il suo intervento, la caduta dallo scooter T Max né tanto meno di averli travolti con l’auto, una Smart, quando erano già riversi sull’asfalto di via Antica Consolare Campana, un’antica arteria che congiunge Marano alla città di Villaricca e al Ponte di Surriente.

Giuseppe ha riferito al pm Martinelli, in forza alla procura Napoli nord, che i rapinatori gli hanno portato via non solo l’orologio, del valore di 20 mila euro, ma anche l’autovettura e di aver visto, nelle adiacenze della piazzetta di San Rocco, a Marano, un’auto scura, un’utilitaria, che sembrava essere in attesa dei banditi.

A questo punto, dopo il clamore delle prime ore sulla vicenda e in attesa di conoscere l’esito dei rilievi tecnici, è lecito porsi qualche prima domanda. Per i carabinieri di Marano la dinamica è alquanto chiara: Giuseppe, subita la rapina, avrebbe inseguito i malviventi e li avrebbe in qualche modo scaraventati sull’asfalto o prima ancora contro il muro che delimita la carreggiata. Non è chiaro se mediante uno speronamento o nel corso di uno scontro avvenuto proprio lungo via Antica Consolare Campana.

Se Giuseppe ha mentito circa la vera dinamica dei fatti, ciò che ha detto sarà facilmente smentito dall’esito dei rilievi autoptici e dagli esami eseguiti dalla Scientifica e potrebbe rischiare quanto meno la misura degli arresti domiciliari. Se invece c’è del vero in quel che ha raccontato al magistrato, allora c’è da chiedersi quale sia stata la causa che ha determinato la morte dei due banditi. I due presentavano ferite visibili e gravissime, al capo e alla schiena, tali da far pensare che siano stati investiti o travolti con foga inaudita.

Diamo per buona l’ipotesi dell’indagato, ovvero che non sia stato lui ad inseguirli e speronarli né tanto meno a passare sui loro corpi. E allora cosa potrebbe essere accaduto? E’ possibile che i due mezzi, il T Max guidato da un rapinatore, e l’auto di Giuseppe guidata da un altro malvivente, si siano scontrati tra loro? E’ plausibile che un altro veicolo, l’auto scura di cui parla Giuseppe, sia entrata in contatto con i banditi determinando schianto contro il muro della Smart e la caduta di un altro bandito dalla moto? I filmati registrati dalle telecamere delle abitazioni della zona hanno effettivamente registrato il momento dell’impatto e carpito qualcosa di cui al momento poco si sa?

Diamo invece per buona la versione degli inquirenti ma aggiungiamo qualche altro elemento. E’ possibile che Giuseppe, nelle immediatezze della rapina, abbia chiesto aiuto a qualche amico della zona e rincorso, a bordo di un’altra auto, i due rapinatori determinando lo schianto e la morte di entrambi? E se invece Giuseppe li avesse effettivamente inseguiti con la sua Smart, com’è riuscito a restare in scia di uno scooter tanto veloce? Potrebbe essere più plausibile invece che i due siano caduti dallo scooter e Giuseppe, arrivando a tutta velocità da dietro, preso dall’ira e dalla rabbia per la rapina subita, li abbia volontariamente travolti, finendo poi per schiantarsi con la propria auto contro un muro? O forse, come prospettano i militari, è tutto molto più semplice: Giuseppe Greco li ha inseguiti e in qualche modo, volontario o meno (saranno poi i giudici a stabilirlo), ha determinato la loro caduta e la loro fine.

Sembra essere questa l’ipotesi più probabile, anche perché per i militari dell’Arma sono certi che i rapinatori fossero in due sullo scooter e ciò sarebbe dimostrato dalle immagini analizzate e, inoltre, allo stato non vi è alcuna prova di una terza auto sul luogo dell’incidente. Quanto alla velocità dello scooter, i rapinatori, probabilmente, avevano sottovalutato la possibile reazione della vittima e si sono allontanati a velocità moderata.

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
  • Fascinated
  • Happy
  • Sad
  • Angry
  • Bored
  • Afraid

Commenti