M5s, Di Maio e l’analisi della sconfitta con gli attivisti: “Ora fare i conti con la realtà. Ma non chiudiamoci tra i puri”

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Luigi Di Maio raggiunge il teatro Flaiano a Roma dove il Movimento 5 Stelle sta festeggiando i successi di Virginia Raggi e Chiara Appendino alle elezioni comunali di Roma e Torino, 20 Giugno 2016. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI
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“Siamo cresciuti con la consapevolezza che andando al governo si poteva fare tutto, è arrivato il momento di fare i conti con la realtà”. Sono passate più di due ore dall’inizio dell’assemblea degli attivisti M5s di Milano e Luigi Di Maio passeggia avanti e indietro sul palco del Teatro Menotti con il microfono in mano. E’ venerdì 5 luglio e lui partecipa a uno dei tanti eventi territoriali per la riorganizzazione del Movimento. Ha ascoltato decine di interventi e, sapendo che ai giornalisti è stato vietato tassativamente l’ingresso, quando è il suo turno si lascia andare più del solito. Parla di tutto, dalla sconfitta alle Europee al futuro. Ma soprattutto, come un martello, chiede “umiltà”: “Non vi incazzate. Siamo al governo, ma non governiamo in nessuna regione e in 50 su 8mila comuni. E’ normale che ci siano decisioni che non passano da noi”. Per Di Maio serve sì “un’organizzazione”, ma è solo “un punto di partenza”, magari iniziando con la selezione di 80 referenti regionali e coinvolgendo più persone possibile. “Non ho mai visto una forza politica che più si chiude tra i puri e più va avanti”. E ancora: “Non condivido tutto questo clima di nostalgia: torniamo ma dove? Andiamo avanti”. Ad un certo punto della sua arringa, gli attivisti che lo accusano da una parte e lui che cerca di tenerli agganciati al Movimento dall’altra, lo dice chiaro: “Scusatemi per questo tono, cerco solo di trasferirvi i termini delle decisioni di ogni giorno”.

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