La caccia all’ebreo. Il pogrom anti-ebraico di Amsterdam ci riguarda direttamente, tutti. Perfino il re, Guglielmo Alessandro, lo ha ammesso, con «orrore e shock», telefonando al presidente israeliano Isaac Herzog dopo l’attacco scatenato nelle strade della capitale olandese dagli emuli di Hamas al grido di «Palestina libera!», e col pretesto di una partita di calcio.
I passanti per salvarsi gridavano «I’m not a Jewish», «Non sono ebreo!». Questo nella città di Anna Frank. E non è una questione fra tifosi, non c’entrano niente gli «ultras israeliani», come incredibilmente ha titolato «La Repubblica».
L’Ajax è la squadra del ghetto, i suoi tifosi sono noti come «i super ebrei» e allo stadio compaiono spesso la stella di David o la bandiera di Israele. È un paradosso rivelatore che le violenze siano avvenute approfittando di un incontro fra la storica squadra degli ebrei olandesi e il Maccabi, la formazione di Tel Aviv.
Gli attacchi dell’altra notte rappresentano un distillato di quanto accaduto e maturato in Europa per decenni, per non parlare degli ultimi 13 mesi, quelli della guerra scatenata da Hamas ed Hezbollah, cui Israele ha risposto (con durezza implacabile, certo).