“Hai iniziato i lavori senza il nostro permesso”, l’estorsione di Orlando e Nuvoletta nei confronti di un imprenditore giuglianese. Ecco come è nata l’indagine

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“Ti sei comportato male nei nostri confronti. Hai iniziato i lavori senza il nostro permesso, siamo noi che comandiamo a Marano”. E’ l’inverno del 2017 e un imprenditore edile di Giugliano sta realizzando un fabbricato nella zona di via Parrocchia, a Marano. E’ un’operazione immobiliare eseguita con una permuta del terreno e la cessione di quattro abitazioni ai familiari del parroco Trionfo di Marano. 12 appartamenti in totale, un’operazione da un milione e 200 mila euro.

Sul cantiere si presentano emissari del clan Orlando che invitano gli operai della ditta a riferire al titolare che si “deve mettere a posto con il sistema”. Gli operai ritornano e concordano un appuntamento tra il titolare e i referenti del clan. Incontro che si tiene a Pozzuoli, nell’agriturismo Le Vigne. Lì incontra Antonio Orlando, all’epoca latitante, e Lorenzo Nuvoletta, figlio dei defunti Ciro e Lorenzo. L’indagine trae spunto da una nota di servizio dei carabinieri di Marano, che captano un’intercettazione significativa dell’imprenditore. E’ a bordo della sua auto, quando viene intercettato, e commenta con la sua compagna alcuni fatti di cronaca. “Hai visto chi hanno arrestato? Quel Nuvoletta che incontrammo nel pub di Quarto. L’ho letto sul giornale. Si sono succhiati il mio sangue, spero marcisca in galera, lui, il cugino e lo zio”. Nel 2019 l’uomo, giuglianese di origine, viene condotto in caserma e davanti alla ricostruzione degli inquirenti conferma tutto e riconosce i due indagati in foto: “Pagai 80 mila euro, in diverse tranche da 10 mila euro. Pagai Nuvoletta, che incontrai a Pozzuoli nell’agriturismo. C’era anche un altro uomo, del quale mi dissero che era il capoclan latitante”.

Nuvoletta, in una fase successiva, fu invischiato in altre indagini. Il suo nome finisce sui giornali e l’imprenditore, parlando con la compagna, riconosce in lui quello che in precedenza gli aveva fatto la richiesta estorsiva a Marano. A Quarto, quando Nuvoletta era a piede libero, lo aveva incontrato in un locale dove era andato a mangiare con la famiglia. I soldi dell’estorsione venivano messi in una busta. Il pagamento avveniva proprio nei pressi del cantiere adiacente la chiesa di San Castrese.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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