In attesa del vertice, il voto dei gruppi «in ordine sparso».
È in corso la prima chiama dei senatori del settimo scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica. Dopo la nuova fumata di ieri sera e le nuove tensioni che si sono registrate tra gli schieramenti e all’interno delle stesse alleanze, e in attesa che si tenga l’atteso vertice di maggioranza, le coalizioni stanno votando in ordine sparso. I senatori del Pd non stanno rispondendo alla prima chiama, così i senatori di Lega e FdI, mentre i senatori di Iv rispondono alla chiama, risultando — quindi — presenti (l’orientamento è votare scheda bianca). Non stanno rispondendo alla prima chiama nemmeno i senatori di Leu, orientati anche loro a votare scheda bianca nella seconda, come quelli del M5s. I senatori di Forza Italia si stanno invece astenendo alla prima chiama
Toti: «Era sbagliato votare Casellati. Senza i numeri non si va all’assalto. Un tecnico? C’è Draghi».
È critico sul metodo adottato dal centrodestra nel sostenere la candidatura di Maria Elisabetta Casellati alla quinta votazione per il Colle, il governatore della Liguria Giovanni Toti, tra i fondatori di Coraggio Italia. «Siamo 32. Credo che più d’uno fra noi abbia dato il segnale che era sbagliato arroccarsi su posizioni che portano solo a un muro contro muro», dice in un’intervista al Corriere della Sera . Alla presidente del Senato sono mancati voti anche dal suo partito, Forza Italia. Toti dice di non avere nulla contro Belloni, Cartabia o Severino, ma se si vuole un tecnico «che sia la massima garanzia per la tenuta economica del Paese», allora «c’è Draghi».
Ore 9.41 – Renzi: «Vertice aggiornato, Conte non si è presentato»
«Avevamo appuntamento alle 8.30. C’eravamo tutti: io, Letta, Speranza, Salvini, Tajani, ma Conte non si è presentato», ha detto Matteo Renzi ai cronisti. E quindi, cosa avete deciso? «Niente, non c’era Conte e quindi ci siamo aggiornati a più tardi».
Ore 9.30 – Al via il settimo scrutinio
Con la prima chiama dei senatori prende il via nell’Aula di Montecitorio la settima votazione per l’elezione del presidente della Repubblica. Anche in questo scrutinio è richiesta la maggioranza assoluta di 505 voti.