Processo clan Polverino (ultima frangia), deposizione fiume del pentito Perrone: “Marchesano gestiva parte del patrimonio del boss”

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E’ durata quasi quattro ore la deposizione del collaboratore di giustizia Roberto Perrone (nella foto), per anni braccio destro del super boss Giuseppe Polverino e referente del clan nel comune di Quarto. Perrone, incalzato dalle domande del pubblico ministero Giuseppe Visone ha riferito in merito alla posizione di Michele Marchesano e Vincenzo Polverino, rispettivamente cognato e figlio del numero uno della cosca egemone a Marano e Quarto. Marchesano e Vincenzo Polverino sono rinviati a giudizio in un processo che si celebra (rito ordinario) a Napoli nord.

Perrone, riferendo su Vincenzo Polverino, ha dichiarato di “non essere a conoscenza del coinvolgimento del ragazzo nelle operazioni del clan. Almeno fino al 2010-2011, periodo in cui fui arrestato – ha spiegato il collaboratore di giustizia – era fuori da ogni situazione o aspetto di natura criminale”. Vincenzo Polverino è imputato a piede libero. Diversa, invece, è la posizione di Michele Marchesano, cognato del capoclan, attualmente detenuto.

“Era organico all’organizzazione – ha dichiarato Perrone – Marchesano gestiva, infatti, parte del patrimonio di Giuseppe Polverino. In un’occasione ricordo che Polverino si scagliò violentemente contro Marchesano poiché riteneva di essere stato raggirato in relazione ad alcuni affari immobiliari”. Il pentito ha precisato anche il luogo e il periodo in cui sarebbero avvenuti i fatti: “Tutto accadde durante il periodo della latitanza di Giuseppe Polverino, quando il boss si nascondeva in via Cupa Orlando, una zona impervia al confine tra i comuni di Marano e Quarto. In quell’occasione ricordo che io e altri affiliati fummo costretti a placare l’ira di Polverino, che ebbe da ridire sul comportamento poco trasparente assunto dal cognato. Gli rinfacciò anche di avergli dato un’ingente quantità di denaro per consentirgli di avviare le proprie attività imprenditoriali”.

Il collaboratore di giustizia ha concluso l’interrogatorio rispolverando un altro episodio: “Conosco molto bene Marchesano e lui conosce me. Quando ero detenuto, diversi anni fa, avemmo anche l’opportunità di interloquire in carcere. Lui era venuto a trovare un altro affiliato, tal Ruggiero, ma avemmo la possibilità di parlare per diverso tempo”. Il processo che si celebra a Napoli nord è il secondo step di un procedimento giudiziario già in parte archiviato con le condanne di numerosi affiliati al clan, che avevano però optato per il rito abbreviato. Sono stati già condannati, tra gli altri, Antonio Nuvoletto, Vincenzo Polverino, alias Peuzzo (cugino del boss Giuseppe), Teodoro Giannuzzi, Cristofaro Candela, Salvatore Ruggiero, Diego Giarra, Nicola Raimondo, Raffaele Di Maro e Nicola Langella.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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