Comune di Marano sciolto per mafia: ecco le motivazioni del prefetto. “Appalti a ditte in odor di malavita, il garage Orlando, la scuola e le frequentazioni e parentele dei politici locali”. Il Comune si è mosso solo dopo l’arrivo degli ispettori

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In estrema sintesi si elencano i principali elementi, come evidenziati dal prefetto Marco Valentini (nella foto), emersi ad esito dell’attività della Commissione di indagine maggiormente rilevanti fini della comprensione ed interferenza della criminalità organizzata, connotati da condizionamenti o da condotte antigiuridiche.

1) Contesto scenario criminale.
I clan dominanti omissis, di caratura nazionale, hanno esercitato una mirata azione di controllo di quel territorio negli ultimi decenni, che non ha risparmiato la vita amministrativa dell’ente locale, condizionandone le scelte e gli indirizzi.
2) Amministratori e dipendenti comunali. Sono state accertate parentele, rilevate frequentazioni e cointeressenze tra i neoeletti consiglieri comunali e dipendenti dell’ente con elementi di spicco delle potenti consorterie criminali locali.
Si sottolinea che ben 12 Consiglieri comunali, di cui 5 che militano in maggioranza, hanno
rapporti di parentela ovvero registrano rapporti di frequentazione con soggetti intranei a sodalizi criminali. Inoltre è stata rilevata l’inconsistenza, l’insufficienza e la fragilità dell’apparato burocratico, rivelatosi permeabile alle illecite ingerenze, compromissioni e condizionamenti esterni che hanno di fatto favorito soggetto collegati ai potenti clan del territorio.

3) Interdittive antimafia
Sono state adottate ben 32 interiettive antimafia nei confronti di imprese operanti sul territorio comunale. Su tale punto si è manifestata inconfutabilmente l’inerzia degli uffici comunali a promuovere le obbligatorie istruttorie antimafia.
4) Permessi di costruire, autorizzazioni e scia urbanistiche
Sono stati rilasciati undici permessi di costruire tutti gravati da profili di illegittimità a
favore di soggetti collegati, direttamente ed indirettamente, alla criminalità organizzata.
5) Ordinanze di demolizione e/o acquisizione al patrimonio comunale di manufatti abusivi
Emerge, al riguardo, il palese abuso edilizio decritto nel paragrafo denominato “ Palazzo
omissis” in cui si dimostra evidente l’inerzia degli organi comunali a vantaggio di un
soggetto chiarimento intraneo al clan omissis.

Altra circostanza di significativa pregnanza antimafia è quella relativa alla vicenda del
garage omissis. E’ un abuso edilizio ed occupazione abusiva di area di proprietà comunale
realizzato dal fratello del capo del clan omissis.
Emerge chiaramente il complice silenzio dell’amministrazione comunale in merito ad abusi
riferibili a soggetti contigui ai locali sodalizi criminali, silenzio interrotto solo per effetto
dell’intervento della Commissione di indagine.
6) Appalti pubblici. Risultano affidati e gestiti 8 appalti di cui hanno beneficiato ditte ove sono presenti soci riconducibili a imprenditori collusi con i clan e comunque connotati da profili di illegittimità e condotte antigiuridiche. Molti procedimenti amministrativi sono apparsi connotati da oggettiva parzialità e da un’alterazione del processo di formazione della volontà amministrativa. I settori risultati maggiormente permeabili e fragili, sono quelli correlati all’urbanistica e ai lavori pubblici, con particolare riferimento alla gestione dell’Area P.I.P., gli appalti, al servizio idrico, all’igiene urbana, alle certificazioni antimafia e alle certificazioni commerciali. In tali settori è stato delineato un quadro di ingerenze esterne, riconducibili alla medesima matrice criminale dei clan omissis, che hanno ripetutamente condizionato l’azione amministrativa compromettendone il buon andamento e la terzietà. E’ parsa chiara la soggezione dell’amministrazione posta in luce in modo univoco dall’esame di legittimità operato su numerosi atti amministrativi, dai quali emerge l’apertura della gestione pubblica alle ingerenze e alle pressioni delle associazioni criminali del territorio. E’ emerso, inoltre, che solo dopo l’attivazione di indagini da parte dell’Organo ispettivo l’amministrazione omissis ha tentato di porre in essere contromisure- tardive- volte a contrastare i vantaggi di cui hanno beneficiato o beneficiano aziende o personaggi legati alla criminalità organizzata.

Quindi l’intervento postumo e tardivo da parte del Comune alle attività della Commissione
mette in luce la consapevolezza dell’Ente della necessità di adottare gli atti sanzionatori.
Emerge dunque il complice silenzio dell’amministrazione in merito ad abusi riferibili a
soggetti contigui alla criminalità organizzata, silenzio interrotto solo per effetto
dell’intervento, diretto o indiretto, della Commissione di accesso.
Il mancato esercizio del potere di indirizzo da parte degli amministratori comunali, ha
lasciato aperte ai sodalizi mafiosi locali la possibilità di operare a trarre profitto. I complessi
accertamenti effettuati hanno evidenziato il diffuso degrado amministrativo in cui versa il

Comune di Marano di Napoli, caratterizzato da un’azione amministrativa che, sulla base
degli elementi assunti, si è rilevata permeabile alla volontà di soggetti collegati direttamente e/o indirettamente alle organizzazioni criminali attive sul territorio.
Gli interessi criminali hanno trovato spazio nei più variegati settori comunali, come le
autorizzazioni amministrative, il settore urbanistico, il commercio, le procedure acquisitive
delle certificazioni antimafie, gli appalti, la gestione dei beni confiscati e di beni acquisiti al
patrimonio dell’Ente. In tutti questi settori la presenza di soggetti collegati o riconducibili ai
sodalizi locali è apparsa oltremodo evidente. Quasi tutti i procedimenti esaminati presentano profili di illegittimità a beneficio di ditte o soggetti collegati alla criminalità organizzata.

All’esito dell’esame della relazione conclusiva dell’Organo ispettivo e delle informazioni
fornite dalla Forze dell’Ordine, emerge un rilevante quadro indiziario sulla sussistenza del
condizionamento del civico consesso di Marano. Peraltro nell’amministrazione omissis sono stati eletti 6 consiglieri comunali, sui 24 assegnati, già in carica nell’amministrazione disciolta nel 2016 per infiltrazioni mafiose. Inoltre ben 12 consiglieri comunali, di cui 5 che militano in maggioranza, hanno rapporti di parentela ovvero registrano rapporti di frequentazione con soggetti intranei a sodalizi criminali.

A ciò deve aggiungersi, quale altro elemento di interesse ai fini delle valutazioni concernenti
la permeabilità degli organi elettivi e burocratici comunali, le numerose accertate parentele,
nonché le rilevate frequentazioni e cointeressenze tra i dipendenti dell’ente con elementi di
spicco delle potenti consorterie criminali locali.
Ulteriore elemento sintomatico di devianza è costituito dall’elevato numero di segretari
comunali, ben 6, che si sono alternati nell’amministrazione omissis negli ultimi due anni.
Le risultanze delle attività di accesso hanno delineato un quadro caratterizzato dall’esistenza di collegamenti e interessi trasversali con esponenti dei gruppi criminali, tali d che sembrano determinare fenomeni di ingerenza nella vita politica e amministrativa del Comune per assecondare gli interessi della criminalità organizzata con la quale condivide relazioni parentali e di frequentazioni.

Anche la struttura amministrativa appare caratterizzarsi per l’assenza di un indirizzo politico
improntato a principi di legalità e per la carenza di adeguate contromisure da parte delle
figure apicali nei settori strategici. L’amministrazione, retta dal omissis a far data dal novembre 2018, si è caratterizzata , così come la precedente amministrazione destinataria dello scioglimento per l’art. 143 del d.lgs. 267/2000, non solo per non aver posto argini ai tentativi di infiltrazione criminale, ma per aver tenuto un modus operandi, costante nel tempo e ad ampio raggio d’azione, improntato a condotte dilatorie che sono apparse tali da determinare le condizioni per avvantaggiare soggetti notoriamente legati con i clan.
Il complesso delle situazioni evidenziate, con tutti gli elementi accertati dalla relazione
ispettiva, è stato oggetto di attenta analisi in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la
Sicurezza Pubblica , riunitosi il 07 maggio 2021, allargato, nella circostanza, alla
partecipazione del Procuratore della Repubblica DDA di Napoli, dr. Giovanni Pio Melillo,
del Procuratore f.f. della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord, dr. Carmine
Renzulli, cui sono intervenuti anche i componenti della Commissione di accesso.
Il Comitato sulla base delle risultanze emerse dagli approfondimenti evidenziati, negli
aspetti più salienti, dall’organo ispettivo, ha unanimemente ritenuto fondato il
condizionamento degli organi elettivi dell’ente locale da parte della criminalità organizzata,
ravvisando la sussistenza di un quadro complessivo di elementi, attuali, concreti e univoci in tale direzione, che denotano , altresì, un inquinamento significativo dell’intera macchina
amministrativa comunale. Pertanto, si sottopone quanto su esposto alle valutazioni della

On.le  S.V. ritenendo sussistenti gli elementi previsti dall’art. 143 del D.lg.s 267/00.
Il Prefetto Marco Valenti al Sig. Ministro dell’Interno Roma.

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