Marano, è scoppiato un nuovo caso: il Tar dà ragione (per mancate notifiche) ai Polverino sulle case abusive di via Sant’Agostino. Prefettura e Dda facciano chiarezza

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A Marano sta per scoppiare un nuovo caso, anzi è già scoppiato. Ed è un caso di cui nessuno vi parlerà (se non Terranostraews) e che richiederebbe, ora più che mai, che la prefettura inviasse una commissione d’accesso agli atti per scoprire cosa è accaduto. E’ un caso di cui dovrebbero occuparsi anche i carabinieri e la Direzione distrettuale antimafia.

Veniamo ai fatti, in parte già raccontati nei mesi e anni scorsi. Il Comune di Marano, nell’anno 2017, sotto la gestione commissariale, ha perfezionato l’acquisizione al patrimonio del Comune degli immobili abusivi sorti, nel 1992, in via Sant’Agostino, una parallela di via Del Mare. Quegli immobili – secondo quanto ricostruito dalle forze dell’ordine e dagli uffici comunali preposti- erano di proprietà di Vincenzo Polverino, attualmente detenuto e cugino del famigerato boss di Marano Giuseppe. Già il solo fatto che ci siano voluti 25 anni per perfezionare gli atti dovrebbe indurre qualcuno a fare luce sui responsabili di tali inspiegabili ritardi.

Ad ogni modo, in una fase successiva il Comune di Marano, dopo un lungo tira e molla e riunioni in prefettura, intimò agli occupanti di liberare le case. Qualcuno andò via di sua sponte, per altri ci vollero altri mesi e la mediazione del commissariato di polizia di Giugliano. Solo nel 2019 l’iter fu ultimato con la consegna delle ultime chiavi all’ente. La vicenda fu seguita dall’ex dirigente dell’area tecnica Pasquale Di Pace, che ha poi lasciato (improvvisamente) Marano nel dicembre di un anno fa, proprio a cavallo del caso Garden House. Le abitazioni di via Sant’Agostino, come avvenuto per le case di via Platone, dovrebbero essere assegnate alle famiglie che figurano nella graduatoria regionale per l’ottenimento di un alloggio popolare.

Il nuovo caso.

E’ accaduto che i vecchi proprietari, la famiglia Polverino, hanno presentato un ricorso al Tar, sostenendo che, a partire dal 1992, non hanno ricevuto alcuna notifica dall’ente comunale. Né la notifica dell’ordinanza di abbattimento, né la notifica inerente l’acquisizione degli immobili al patrimonio comunale, né tanto meno la notifica degli atti relativi all’intimazione di sgomberi di un anno e mezzo o due anni fa. In più, viene evidenziato nel ricorso, avrebbero presentato a più riprese una serie di istanze di condono edilizio dichiarate procedibili nel 2007 e nell’estate del 2014.

Il Tar.

I giudici del Tar, esaminati gli atti, hanno dato ragione ai ricorrenti. Tutti gli atti sottoscritti finora dal Comune di Marano sono da ritenersi nulli e pertanto anche quelli inerenti all’acquisizione del bene, che a questo punto (salvo ulteriori giudizi in sede amministrativa) potrebbe clamorosamente rientrare nella disponibilità dei vecchi proprietari.

Ma cosa è accaduto?

Come ogni caso maranese che si rispetti (abbiamo fatto più esempi nel corso degli anni) non ci vuole di certo la zingara per capire che la cosa puzza e non poco. I casi sono due: o il legale dell’ente, all’epoca del ricorso dei vecchi proprietari, non ha prodotto (per quale ragione?) le notifiche degli atti emanati dal Comune e se così fosse nulla potrebbe essere obiettato ai giudici amministrativi che, in assenza di tali prove, non potevano far altro che dar ragione ai vecchi titolari; o effettivamente le notifiche non sono mai arrivate a destinazione e a questo punto bisognerebbe capire se ci siano stati intoppi, incomprensioni o malafede e dolo da parte degli agenti della municipale o eventualmente di qualche messo notificatore. Se così dovesse essere, e speriamo non sia così, vorrà dire (e non sarebbe la prima volta, è accaduto anche per altri situazioni) che qualcuno ha giocato sporco all’interno del municipio e che bisogna fare luce non solo in sede di Tar o Consiglio di Stato. La vicenda deve essere ricostruita in primis dall’ufficio tecnico comunale e dall’avvocatura. Ma sarebbe auspicabile anche un interessamento da parte del comandante della Compagnia dei carabinieri di Marano, dei vertici di Castello di Cisterna e del comando provinciale dei carabinieri, dei pm della Dda di Napoli, a cui spetterebbe l’onere di individuare gli eventuali colpevoli. Intanto la prefettura, per questi e molti altri casi, invii una commissione ispettiva in municipio.

 

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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