Si sono capite diverse cose stasera nell’aula consiliare di via Falcone, dove era in scena il consiglio comunale monotematico sul mercato ortofrutticolo, chiuso da oltre sette mesi perché ritenuto non a norma e anche perché gli ormai ex concessionari non hanno alcun titolo per poter occupare gli stalli.

Negli ultimi due giorni l’amministrazione Visconti, dopo aver paventato agli operatori una rapida apertura (lo fecero stupidamente in campagna elettorale senza conoscere le carte), ha predisposto gli atti per i bandi propedeutici ai lavori di messa in sicurezza, installazione di gazebo provvisori e graduatoria (aperta a tutti) per l’assegnazione dei gazebo e dei futuri stalli. Un percorso a cui è stata impressa un’accelerazione dopo la fuga in avanti – poi stoppata da Taglialatela, Visconti e Di Pace – della quinta commissione consiliare che aveva annunciato l’individuazione di un percorso alternativo, imperniato sull’uscita di scena del Comune e sull’affidamento della struttura a un nascente consorzio.

Stasera abbiamo capito due o tre cose: che la proposta della quinta commissione, quella caldeggiata da Bertini, è lacunosa in alcuni punti, soprattutto quando fa riferimento a un “bando rivolto esclusivamente al territorio comunale”. Abbiamo inoltre capito che il regolamento del mercato, i cui punti furono stabiliti a suo tempo dai commissari, va forse parametrato o quanto meno aggiornato alla delibera di giunta appena varata dall’amministrazione cittadina, soprattutto in relazione alla questione del futuro direttore e dei facchini.

Abbiamo però capito, ed è emerso in tutta la sua chiarezza, che gli ex concessionari non vogliono alcun bando: vogliono che l’ente si rimangi tutto il percorso fatto fin qui (seppur con qualche passaggio a vuoto) e affidi loro l’area. Si è sentito addirittura dire da un consigliere, il solito Bertini, che locazione di un’area pubblica può avvenire senza alcuna procedura pubblica e che tale indirizzo sarebbe persino avallato (lo ha detto sempre Bertini) da un avvocato molto noto a Marano, Riccardo Marone, consulente legale negli anni d’oro di Bertini e Perrotta e creditore (dall’ente di Marano) per centinaia di migliaia di euro.

In aula, poi, anarchia totale, zero controllo, nessun intervento delle forze dell’ordine: c’erano tanti onesti lavoratori, legittimamente preoccupati per il loro futuro, qualche familiare di notissimi pregiudicati e affiliati ai clan locali, qualche rinviato e rinviata a giudizio, qualcuno che si è venduto illegalmente lo stallo (di cui non era proprietario) e che oggi “insolfa” perché non avrebbe alcun titolo per ottenere di nuovo lo stand se partecipasse al bando.

Abbiamo visto gente urlare dai banchi del pubblico, interloquire a distanza con i consiglieri, qualcuno citare persino il pm della Dda Maria Di Mauro.

Abbiamo visto una minoranza che, dopo aver parlato male dei vecchi commissari (magari li avessimo ancora, almeno su alcuni aspetti), dopo aver parlato di banditismo, terrorismo dell’attuale giunta e chi più ne ha più ne metta, ha alzato i tacchi ed è andata via.

Abbiamo visto, per l’ennesima volta, un sindaco che ha spesso tergiversato sui quesiti posti, che non ha avuto il coraggio di dire l’unica cosa che doveva essere detta: “Questo è il percorso intrapreso, giusto o sbagliato che sia, riteniamo sia questa la soluzione più adeguata”. Un sindaco che non sa o che finge di non sapere che c’è stata una sentenza del Tar che ha avallato quanto disposto dagli ex commissari, che non sa o finge di non sapere il Comune, tre anni fa, fu sciolto anche per le questioni attinenti al mercato e che (ma nessuno lo dirà mai ufficialmente) e necessario mettere ordine nella struttura. Una verità che tutti sanno ma che nessuno racconterà, perché in questa città soltanto un organo di informazione, Terranostranews, ha il coraggio di dire in faccia a tutti anche le verità più amare e impopolari.

Come andrà a finire? A Marano è possibile tutto.

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