Il crac finanziario del Comune di Marano e gli ex amministratori che si smarcano. Vi riproponiamo l’elenco dei debiti, giudicate voi

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E come per magia è apparsa la solita intervistina (sempre pronta, che si tratti di scioglimento del Comune, inchiesta Pip o altro) all’ex sindaco che per 13 anni, tredici, ha governato la città. Come sempre nega ogni responsabilità politica e come sempre c’è sempre il solito a dargli corda. E’ superfluo pure rispondere ormai, tanto la canzone l’hanno compresa bene i maranesi, quelli onesti, che dovranno pagare per il dissesto finanziario del Comune provocato dagli ex amministratori comunali, tra cui anche il Nostro.

A vantaggio dei lettori riproponiamo l’elenco dei debiti contratti dal Comune negli ultimi 20 anni. L’origine di quel debito è chiara. Noi ve la riproponiamo per l’ennesima volta. Giudicate voi di chi è la colpa o quanto meno la responsabilità politica.

Ecco l’elenco: A trascinare il Comune in tribunale sono stati, nel corso degli anni, la società Beghelli, che vantava un credito di 700 mila euro, poi ridotto a 600 mila negli ultimi tempi dopo una lunga transazione, Acqua Campania (8 milioni ridotti a 4), il Comune di Napoli (1 milione di euro), la Presidenza del Consiglio dei Ministri (1 milione e 500 mila euro), la Sapna (2 milioni di euro), De Vizia Transfer (1 milione e 500 mila) e l’ex vicesindaco di Napoli Riccardo Marone, per un decennio consulente dell’Ente, che vantava un credito di 700 mila euro, poi ridotto a 400 mila dopo una lunga trattativa conclusasi con un accordo bonario tra le parti. Ma non è tutto: bisogna fare fronte alle richieste della società Giardino dei Ciliegi Scarl (220 mila euro), la ditta Romano e Cacciapuoti (indennità di esproprio di poco superiore al milione e 500 mila euro), l’Eni Gas (120 mila euro) e l’avvocato Ivan Filippelli (114 mila euro), che ha assistito in sede processuale ex amministratori e dipendenti comunali, i germani Cavallo, altri 100 mila euro, per la storia dei terreni mai espropriati, dove da anni sorge il Giudice di pace.

A tutto questo si sommano i debiti fuori bilancio di piccola e media entità (centinaia di migliaia di euro) e le rate di mutui da versare alla Cassa depositi e prestiti, alcuni dei quali mai utilizzati o ripresi, solo di recente, per i famigerati lavori alle strade che dovrebbero (ma il condizionale è d’obbligo) partire a luglio. Ad incidere, inoltre, i costi (e che costi) per l’assunzione dei lavoratori socialmente utili avvenuta una decina di anni fa e la mancata individuazione di 4 mila evasori totali dell’acqua. Marano, nel 2014, aveva approntato un piano di risanamento, ma quel programma – analizzato soltanto nel 2018 – è stato ritenuto per ben due volte insufficiente dalla Corte dei Conti. Ora, salvo sorprese, si attende la dichiarazione di dissesto (entro settembre) e l’arrivo in municipio di una commissione ad hoc (Osl) che si occuperà di liquidare i creditori.

 

 

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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