Kirk Douglas compie cent’anni. Un secolo di gloria per il grande patriarca di Hollywood

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Un secolo di gloria, un monumento di cinema, costruito con l’inarrestabile tenacia di chi ha conosciuto l’indigenza e ne ha fatto tesoro nel migliore dei modi: «I miei figli non hanno avuto il mio grande vantaggio: essere nato povero». Oggi, comunque, li avrà tutti intorno, insieme ai 200 invitati che l’erede Michael e la moglie Catherine Zeta Jones hanno chiamato a raccolta, nella loro villa hollywoodiana, per festeggiare i 100 anni del patriarca: «So che mi hanno dedicato un evento a sorpresa, il mio unico lavoro è riposarmi e godermelo».

Come sempre, a fare i regali penserà il festeggiato, Issur Danielovitch Demsky, in arte Kirk Douglas, nato ad Amsterdam (Stato di New York) da emigrati ebrei russi arrivati negli States per sfuggire alle persecuzioni zariste e costruire un futuro migliore per i sette figli (sei sorelle più Kirk): «Dare in beneficenza – dice l’attore – è un atto egoistico, perché mi fa stare bene». Al suo fianco, intenta a spegnere il mare di candeline, ci sarà la seconda moglie Anne, conosciuta 63 anni fa e responsabile, secondo il riconoscente consorte, di tante, fondamentali vittorie. Per esempio sulla depressione e sull’ictus che lo ha colpito a 80 anni: «A salvarmi sono stati il senso dell’umorismo e mia moglie, che tutti i giorni mi ripete “muovi il c… e scendi dal letto”».

Di base, però, c’è sempre stata la struttura d’acciaio di un uomo ambizioso e spregiudicato, animato da saldi principi democratici, con il fisico atletico, il viso affilato, la fossetta sul meno, l’espressione beffarda: «Ho costruito un’intera carriera interpretando autentici bastardi». Ma anche confrontandosi, fin dagli inizi, nella Hollywood dei tempi d’oro dominata dal potere degli studios, con produttori onnipotenti, registi problematici e sceneggiatori messi al bando, come Dalton Trumbo, riabilitato durante il maccartismo proprio grazie al suo diretto intervento: «Le liste nere fanno parte di un’epoca che ricordo molto bene, ho avuto amici costretti ad andare in esilio, perché nessuno li faceva lavorare e attori che si sono suicidati per disperazione. Fui minacciato di essere additato come comunista, cosa che avrebbe bloccato la mia carriera, se avessi fatto lavorare, in Spartacus il mio amico Dalton Trumbo, inserito nelle liste nere. Ma ci sono momenti in cui bisogna lottare per i proprio principi».

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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