Morandi, ieri il concerto per i detenuti di Poggioreale

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Ha trascinato i duecento detenuti con la sua carica di umana spontaneità. Gianni Morandi, ieri pomeriggio, si è esibito nella cappella del carcere di Poggioreale (nella foto l’incontro con don Giovanni Liccardo, cappellano del carcere) su un palco che ha visto protagonisti quelli che ha amorevolmente chiamato “ospiti dell’istituto”, coinvolgendoli in canti e racconti dal vivo. Uno show di solidarietà e, per la prima volta, loro, i reclusi (scelti dai padiglioni Firenze, Livorno, Italia), seduti davanti, accanto al direttore Antonio Fullone, al ministro della Giustizia Andrea Orlando, al provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Tommaso Contestabile e alla garante Adriana Tocco.

In un crescendo di emozioni si sono pian piano aperti dicendo di sé e della “loro voglia di farsi perdonare”, come ha commentato a caldo il cantante bolognese, mettendo a proprio agio i suoi ascoltatori con la chitarra a tracolla e battute genuine. Armando, 61 anni, sei nipotini, ancora un paio d’anni da scontare, che parla di “vecchio vestito da cui spogliarsi appena si esce da qui; si sbaglia, siamo tutti peccatori, ma se non conosci il male, non riconosci il bene”. Luigi che timidamente chiede di dedicare “Solo insieme saremo felici” alla cugina Melania che vive a Latina. Un momento di svago, ma anche di riflessione voluto dalla Comunità di Sant’Egidio che da dieci anni organizza un concerto proprio all’inizio della stagione estiva quando i disagi in cella aumentano.

Dal coro muto e partecipato di “Parla più piano” ad “In ginocchio da te” richiesta da Vincenzo di Scampia, 21 anni, tre figli che aspetta ai colloqui dopo che la moglie lo ha perdonato, all’omaggio a Lucio Dalla con “La casa in riva al mare” e “Te voglio bene assaje”. Fino a “Napule è” di Pino Daniele, “Funiculì funiculà” e al finale con “Uno su mille” che ha scatenato la platea in applausi e voci all’unisono, perché “è la canzone della rinascita, racconta che si può alzare la testa e ricominciare sempre”. Risate e occhi lucidi si sono amalgamati nelle note diventate mezzo per superare almeno idealmente barriere, stigmi e steccati.

“Spesso il carcere è usato come discarica sociale – ha detto il ministro Orlando, mentre i volontari distribuivano gelato ai detenuti -, noi dobbiamo invece mirare ad un modello che responsabilizzi, commisuri la pena, attraverso più lavoro negli istituti, più sport, più operatori”.

Il Mattino

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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