Brasile, il presidente Roussef (per fini politici) autorizza una cura non riconosciuta ai malati di tumore

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Sotto pressione da mesi e in difficoltà soprattutto per il crollo del sostegno popolare, la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, alla vigilia del pronunciamento della Camera sul suo impeachment, ha preso in materia di salute pubblica una decisione che ha provocato una sollevazione nel mondo della scienza e della medicina, finita sulle pagine di Nature. Saltando a piè pari l’agenzia nazionale del farmaco, la presidente ha firmato una legge che consente a tutte le persone malate di tumore di accedere a un presunto ‘farmaco miracoloso’, mai testato finora all’interno di uno studio sull’uomo: basta un certificato che attesti la presenza del tumore e per ottenerlo non serve neppure un’impegnativa.

Il ‘farmaco’ legalizzato d’ufficio dalla Rousseff è la fosfoetanolamina, una molecola che finora ha dimostrato solo di essere in grado di uccidere le cellule tumorali su terreni di coltura in laboratorio e nei topi. Sulla scia di questi risultati preliminari, pubblicati nel 2012 da A.K. Ferreira, alcuni ricercatori chimici dell’Università di San Paolo hanno prodotto e dispensato questa molecola per anni ai pazienti oncologici; finché, nel settembre scorso, la stessa amministrazione dell’università ha bandito questa assurda pratica.

A quel punto, però, un corposo gruppo di pazienti ha fatto causa all’Università di San Paolo e in ottobre la Corte federale suprema brasiliana ha dato ragione a un uno di loro, che invocava il suo diritto ad assumere il ‘farmaco’. A quel punto l’Università di San Paolo è stata sommersa da oltre 800 richieste analoghe ed ha dovuto rimettere in produzione questa molecola nel suo laboratorio di chimica, peraltro privo delle autorizzazioni necessarie a produrre farmaci.

Insomma, un pasticcio di dimensioni colossali, nel quale i giudici non solo hanno ignorato l’opinione degli oncologi, ma hanno completamente trascurato il fatto che la fosfoetanolamina fosse stata testata finora solo sui topi. Uno scontro irrazionale, che riecheggia il nostro caso Stamina: da una parte le ragioni dei malati (a volte terminali), disposti ad affidarsi a qualunque ‘cura’; dall’altra i principi scientifici alla base dell’approvazione di un farmaco e cioè che venga adeguatamente provata non solo la sua efficacia, ma anche la sua sicurezza.

La fosfoetanolamina è un importante componente dei grassi che compongono le membrane cellulari e agisce anche come segnale in grado di attivare alcuni processi all’interno della cellula. Lo studio di Ferreira aveva dimostrato che questa molecola può uccidere singole cellule di tumore in coltura e nei topi, senza peraltro riuscire a spiegare come questo accada.

Qualche settimana fa, tuttavia, il ministero della scienza brasiliano ha reso noto che la fosfoetanolamina sintetica non aveva superato i suoi test di laboratorio; così, gli oncologi si sono sollevati contro la decisione della presidente Rousseff facendo notare come abbia del tutto delegittimato l’agenzia regolatoria e legalizzato un composto del quale in pratica non si sa nulla. Né se serva a qualcosa né tanto meno se sia sicuro per l’uomo.

E con un’appendice ancora più pericolosa. Gli oncologi cominciano a segnalare casi di pazienti con tumori in fase precoce, potenzialmente guaribili, che anziché affidarsi a trattamenti certi e collaudati, decidono di affidarsi al ‘farmaco’ autorizzato dalla presidente Rousseff. E lanciano un appello ai pazienti: “Non lasciate le cure vere”.

Repubblica

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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