I luoghi del cuore. Il Chiostro maiolicato di Santa Chiara: un silenzio di pace

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Il Chiostro di Santa Chiara, nel cuore della Neapolis greca e dei decumani, è a un passo da Spaccanapoli, ed è uno dei luoghi più amati della città.

Ci aggiriamo nella quiete che fu intesa da Petrarca quando, a Napoli, incontrò il re francese Roberto D’Angiò, che volle il monastero secondo lo stile riservato ed elegante di Provenza.  Ascoltiamo, nel silenzio che, forse, vinse almeno momentaneamente il tormento di Leopardi, le voci sommesse dei turisti, che si aggirano tra i giardini ammirati un tempo da Benedetto Croce, che scelse, da senatore, di abitare Palazzo Filomarino, proprio vicino al monastero. Tra 66 archi e 66 pilastrini in piperno il chiostro si snoda in un percorso di fascino e suggestione mistica, racchiuso gelosamente nel complesso del monastero trecentesco.  Qui la devozione francescana ha creato un raccoglimento e una concentrazione di pensiero che solo in pochi luoghi si può ritrovare. Nei secoli tutto il complesso ha subito delle trasformazioni; la più importante trasformazione dell’antico chiostro è stata eseguita da D. A.Vaccaro,  tra il 1742 e il 1769, a cui dobbiamo il disegno dei due viali che, incrociandosi, dividono il chiostro in quattro settori.

La pianta ottogonale dei pilastri laterali è caratteristica e i decori maiolicati, che sui sedili tra un pilastro e l’altro riportano  scene di vita quotidiana, rendono la bellezza del luogo unica e particolare.  Gli affreschi seicenteschi alle pareti che circondano il chiostro chiudono questo perimetro di incanto e di perfezione armonica. Dall’osservatorio privilegiato di palazzo Filomarino, dalla casa che era stata già di Gianbattista Vico, Benedetto Croce scrive: «Mi pare quasi di toccare il campanile di Santa Chiara». L’area del monastero era a un passo dalla sua casa ed è nell’area nata dalla devozione degli angioini per S. Francesco d’Assisi che il filosofo e letterato, in Storie e leggende napoletane, innesta la triste storia dell’amore non corrisposto della dolce regina Sancia di Maiorca. La regina, che trovò infine conforto tra le mura claustrali del monastero, fondato proprio dal marito Roberto d’Angiò, vi trovò rifugio, come tutti coloro che, spinti dalla fede e dal bisogno di pace, fanno riferimento a questo centro spirituale, anche solo per qualche ora

© Copyright Emilia Pirozzi, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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