Primarie Usa (quella serie): Trump a valanga anche in Michigan e Mississippi

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Donald Trump vince anche in Michigan e Mississippi, Bernie Sanders batte a sorpresa Hillary Clinton nella roccaforte dell’industria automobilistica. Marco Rubio è praticamente fuori gioco. La corsa tra repubblicani è ormai una gara a due fra Trump e Ted Cruz, anche se è difficile immaginare come potrà deragliare la corsa del tycoon newyorchese che i sondaggi danno favorito anche nella primaria “quasi decisiva” della Florida (martedì 15 marzo).

E’ a destra che le primarie dell’8 marzo danno il verdetto più chiaro. Anzitutto perché la forza di Trump resiste quasi intatta alle bordate di attacchi dell’establishment. L’elettorato repubblicano delle primarie ha avuto il tempo di digerire le pesanti accuse di Mitt Romney e tanti altri notabili contro Trump. Nonostante il Super-Pac (comitato d’azione politica) dei miliardari guidati da Meg Whitman di Hewlett-Packard, nonostante il vertice segreto fra gli imprenditori della Silicon Valley e i capi del partito repubblicano per ostacolare la nomination di Trump, la base del partito continua a dargli una maggioranza relativa. Come minimo gli attacchi non fermano il movimento pro-Trump, e forse lo aiutano perché consolidano la sua immagine di outsider, anti-politico. La forza di Trump nel Michigan è importante anche in vista della sfida finale di novembre contro il candidato democratico. Il Michigan con Detroit capitale dell’industria automobilistica è la fucina dei “Reagan democrats”: quei colletti blu che negli anni Ottanta cominciarono a disertare il partito democratico e votarono per il presidente neoliberista. Trump con i suoi slogan anti-immigrati e anti-liberoscambio fa presa proprio su quella fascia di operai bianchi che possono fare la differenza. E’ paradossale che sia un magnate innamorato della propria ricchezza, a passare come il paladino dei lavoratori, ma è quello che almeno in parte spiega il risultato del Michigan. Cruz si conferma come l’unico sfidante credibile vincendo in Idaho e piazzandosi bene anche altrove. La speranza di Cruz deriva dal fatto che Trump non sfonda la soglia del 51%, almeno in teoria esiste ancora nel partito repubblicano una maggioranza anti-Trump, se qualcuno riesce a coagularla sul proprio nome. Ormai quel qualcuno può essere solo Cruz.

Repubblica

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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