Sexcetera. E’ maschio o femmina? Orientamento sessuale e ruolo sessuale

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Le componenti dell’identità sessuale sono:

  1. Il Sesso biologico
  2. L’identità di genere
  3. L’orientamento sessuale
  4. Il ruolo di genere

Come avevo promesso, oggi parlerò dell’ orientamento sessuale e del  ruolo di genere.

L’orientamento sessuale indica la direzione della nostra attrazione sentimentale (affettiva) e fisica (erotica). Indica, cioè, chi stimola la nostra eroticità ma anche chi ci emoziona e ci fa battere il cuore. Si può essere attratti da persone di sesso opposto, del proprio sesso o da entrambi: da qui i termini di omosessuale, eterosessuale e bisessuale.

Secondo un rapporto Istat del 2012 in Italia circa un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale.

L’orientamento sessuale è come l’ago di una bussola e non si può orientare a nostro piacimento. Non scegliamo di chi innamorarci e neppure chi fa scattare in noi la molla dell’attrazione.

Non ci sta nessun modo per indirizzare o addirittura impedire al nostro sguardo, al nostro cuore, ai nostri desideri e al nostro corpo di scattare in una determinata direzione.

Ognuno di noi, può facilmente costatare questo.

Nemmeno per noi stessi, quindi possiamo scegliere la direzione della “bussola dell’amore”. Rientra invece nella nostra, per così dire, intima, personale e talora sofferta giurisdizione, accettarla o reprimerla, comunicarla o tenerla nascosta.

L’omosessualità, presente in circa il 18% di quasi tutte le specie animali, è prevista dalla natura. La comunità scientifica ha definito l’omosessualità, una variante naturale del comportamento umano. 

Il nostro orientamento sessuale, lo scopriamo tutti nello stesso modo: innamorandoci o sentendoci attratti affettivamente e sessualmente verso persone di un determinato sesso.

Vi sono una molteplicità di aspetti che costituiscono l’orientamento sessuale:

  • Attrazione erotica: chi desidero fisicamente?
  • Fantasie sessuali: su chi fantastico eroticamente?
  • Preferenza Affettiva: di chi m’innamoro?
  • Comportamento Sessuale: con chi ho rapporti sessuali?
  • Autodefinizione: come m’identifico?

Anche se, nella maggior parte dei casi, questi aspetti dell’orientamento sono diretti nella medesima direzione, è possibile anche che vadano in direzioni diverse o subiscano mutamenti nel corso del tempo.

È per ognuna di queste dimensioni che dovremo considerare come ci siamo sentiti nel passato, nel presente e nel futuro.

In alcuni, ad esempio, le fantasie potrebbero non coincidere con i comportamenti, l’innamoramento e l’attrazione, oppure non avere coinciso per il passato, o non coincidere in futuro.

Infatti, sempre secondo il rapporto Istat del 2012 circa due milioni di persone, hanno dichiarato di aver sperimentato nella propria vita l’innamoramento o i rapporti sessuali o l’attrazione sessuale per persone dello stesso sesso. Dove collocare dunque, questa parte della popolazione? Non tutto è così semplice perché nella realtà, le esperienze individuali sono sempre molto più fluide e complesse di quanto si possa descrivere. La quarta componente dell’identità sessuale è rappresentata dal ruolo di genere.

Il ruolo di genere è tutto ciò che una persona dice o fa per mostrare agli altri, ma anche a se stesso, di avere lo status di uomo o donna.

In effetti, il ruolo di genere è la modalità con cui si comunica esternamente, con tutto sé stesso, ciò che si ritiene essere maschile o femminile.

Non dobbiamo considerare il ruolo di genere solo riguardo alla sessualità ma anche ai comportamenti, ai modi, agli atteggiamenti, alle preferenze negli interessi, agli argomenti di conversazione, alle fantasie e così via.

Ovviamente il ruolo non può non dipendere da ciò che la società e la cultura attribuisce al maschile e al femminile, perché è sempre il risultato degli apprendimenti e delle esperienze fatte.

Ogni società o cultura, concepisce una modalità di essere maschio o femmina che cambia con il tempo.

Per questo, un comportamento considerato inadatto anni addietro oggi è considerato adatto e viceversa.

Per esempio, il terremoto culturale degli anni ’60 e ’70, ha portato enormi cambiamenti nel ruolo femminile, pertanto, la nostra società tollera molto di più, rispetto al passato, certe variabilità nel ruolo di genere delle donne piuttosto che degli uomini.

Quest’atteggiamento è evidente nel modo di educare i bambini e le bambine, per cui un bambino, che fa scelte per esempio nei giochi o nelle attività sportive, comunemente attribuite alle femmine, viene più spesso contrastato rispetto a una bambina fa scelte comunemente attribuite ai maschi.

La cultura e la società determinano quindi una serie di aspettative sociali distinte per sesso che sono alla base degli stereotipi.

Gli stereotipi sessuali si riferiscono appunto a tutte quelle credenze condivise sull’insieme delle caratteristiche e dei comportamenti che si ritiene siano adeguati per i due sessi.

È come se si stabilissero a priori i parametri psicologici, comportamentali, intellettuali, etici, erotici, ecc. per tutti gli individui di un sesso, e parametri del tutto opposti o comunque diversi per gli individui dell’altro sesso.

Poiché gli atteggiamenti e i comportamenti che deviano da queste aspettative sono considerati inappropriati, gli stereotipi sono alla base di pregiudizi e discriminazioni.

In passato si riteneva che l’affettività, la vanità, la gentilezza, l’ingenuità, il senso materno, la solidarietà, la sensibilità, l’empatia, l’adattabilità e la dolcezza fossero proprie del sesso femminile mentre l’aggressività, il coraggio, l’autosufficienza, l’autostima, la risolutezza, l’indipendenza e l’ambizione fossero caratteristiche specifiche del sesso maschile.

Ma già dai primi anni ’70 si è studiato come più frequentemente, anche se in misura diversa, persistano in uno stesso soggetto caratteristiche comunemente riferite sia al maschile sia al femminile. Pertanto le rigide differenziazioni rappresentano pure astrazioni.

Dunque, le caratteristiche che nel pensiero comune sono attribuite al maschile e quelle che sono attribuite al femminile non sono mai concentrate esclusivamente nell’uno e nell’altro sesso ma ognuno li alberga entrambi, sia pure in una mistura strettamente originale e personale.

Insomma esistono molti modi, tutti adeguati, per essere maschio o femmina, o per essere uomo e donna in qualsivoglia cultura. Inoltre i concetti di mascolinità e femminilità si sono modificati nel corso della storia e possono cambiare anche in base all’età dell’individuo, allo status sociale, all’istruzione, al credo religioso, alle esperienze personali e persino all’interno della categoria professionale.

In realtà oltre alle differenze strettamente fisiche, e salvo l’accoppiamento genitale e la funzione procreativa, in grado di diversificare biologicamente l’uomo dalla donna, ben poche cose emergono come spiccata differenza tra i due sessi nell’affrontare la realtà esterna, e negli aspetti interiori della personalità maschile e femminile.

Es. Non è vero che le donne siano meno violente, che siano meno aggressive. Esse utilizzano altre forme di violenze, molto più subdole e, spesso, molto più sottili, perché sono state educate a controllare la propria aggressività.

È proprio il caso di dire che l’abito non fa il monaco!

In passato essere “uomo” o “donna” era una caratteristica che poteva determinare tutta l’esistenza di una persona, determinati percorsi erano preclusi.

Oggi, per esempio, moltissimi ruoli professionali hanno perso quella relazione specifica con solo uno dei due sessi.

Come l’esercizio della sicurezza pubblica che in passato era una prerogativa esclusiva degli uomini. Eppure, superata la sfiducia iniziale, l’opinione pubblica ha imparato a separare la realtà delle persone dal ruolo professionale.

Sono tanti gli uomini che oggi si occupano della cura dei figli, della casa, del cibo, ma questo non intacca la sostanza della differenza sessuale.

Piuttosto mette in evidenza la superficialità degli stereotipi sessuali.

Pertanto, anche se le pressioni sociali e culturali cercheranno sempre di condizionare, condannando alcuni comportamenti a scapito di altri e stigmatizzando chi non si allinea, ci sarà sempre una ricca varietà di modi di essere e di vivere la propria mascolinità e femminilità.

Questo perché ognuno di noi, prima ancora di essere un uomo o una donna, è soprattutto una persona, un essere umano e questa è l’unica cosa importante di cui occorre essere certi.

Maria Rossetti, ginecologa e sessuologa

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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