Ergastolo per il killer del tatuatore di Casavatore

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La Corte d’Assise d’Appello ha riconosciuto Vincenzo Russo colpevole dell’omicidio di Gianluca Cimminiello, il giovane tatuatore ucciso nel 2010 da emissari degli Scissionisti perché aveva osato reagire a una «punizione». La decisione dei giudici arriva dopo la pronuncia della Cassazione del marzo scorso, quando la sentenza di ergastolo della Corte di Appello a carico dell’unico imputato per quelle omicidio venne annullata. A quel processo aveva preso parte anche il Comune di Napoli, rappresentato dall’assessore Alessandra Clemente, come parte civile. Nel nuovo processo sono stati ascoltati oltre dieci collaboratori di Giustizia ed è stata nuovamente sentita la supertestimone, Anna Vezzi, fidanzata di Gianluca, che si trovava nello studio del ragazzo a Casavatore al momento dell’agguato. Parallelamente continua, verso la sentenza di primo grado, davanti alla Corte d’Assise, l’altro processo che vede alla sbarra Raffaele Aprea e Arcangelo Abete, ritenuti responsabili di aver accompagnato il killer e di essere il mandante dell’omicidio. Arriva così alle battute conclusive una storiaccia in cui un giovane di 31 anni viene barbaramente ucciso per dissidi nati da invidie professionali e sfociate in un regolamento di conti con la malavita organizzata. Ma Gianluca Cimminiello, noto come «Zendark» nel mondo dei tatuaggi, non aveva mai avuto a che fare con la camorra. È questa la verità sostenuta fin dal primo momento da chi lo conosceva e che man mano sta venendo fuori dai processi, una vittima innocente, non finita per sbaglio sulla traiettoria di una pallottola vagante ma uccisa intenzionalmente.

Il Mattino

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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