Gentile psicologo, come si dice: “a nessuno si nega una seconda possibilità”. E così io ho deciso di dare una seconda possibilità a mio marito, quando, dopo 15 anni di separazione non seguita da divorzio, e dopo che mia figlia è già uscita da casa per andare a lavorare a Londra nel campo della ristorazione, l’ho ripreso in casa, inaugurando un nuovo corso del nostro matrimonio. Quest’uomo ormai anziano, dopo anni di vita dissoluta e trasgressiva nella quale il suo lavoro di ingegnere meccanico presso un’importante multinazionale, che lo aveva portato a lavorare in città di tutto il mondo, è tornato da me dicendo di essere cambiato. Quest’uomo, che ho amato tantissimo, e che pur lontano anni luce ha sempre mantenuto la sua famiglia in modo più che decoroso, quest’uomo è davvero un uomo nuovo: oggi ci conosciamo finalmente, abbiamo una piena consapevolezza del tenero amore che ci ha unito da giovani, ho scoperto un tenero e affettuoso marito che mi copre di premure e mi fa sentire importante. Credo che la vita ci abbia voluto donare ultimi anni di serenità. Così ho dato una seconda possibilità anche a me stessa.
Emilia (Arzano)
Risposta
Perdersi per ritrovarsi? Così come insegna Schopenhauer nella favola dei porcospini, una sana distanza per non morire è indispensabile…Spesso tra le persone questa distanza viene annullata al punto tale da non percepire più le differenze, ognuno si adegua totalmente alla vita dell’altro, senza rendersi conto che questo è il modo più rischioso di mantenere viva una relazione. Se si creano i presupposti per non scoprire più nulla dell’altro, non si è più visti nella propria diversità individuale, vero e unico motivo che ci spinge a creare un legame con la persona amata. L’epoca fast food, che viviamo, dove è il mordi e fuggi a farla da padrone, porta a vivere anche i sentimenti in maniera consumistica, dove è sempre il nuovo che viene percepito, suscitando l’interesse che orienta all’ennesima scelta.
Spesso in terapia si ascolta di persone che annunciano con enfasi di aver trovato il vero amore, perché la persona incontrata è diversa dagli altri, per poi rendersi conto dopo poco che si è di fronte a un’altra scelta clonata a immagine di quelle precedenti. Ciò avvalora la tesi di Freud secondo cui la lunga durata di un rapporto spegne il desiderio. Ciò dovrebbe creare una finestra di riflessione critica sulle nostre inquietudini, per rendersi conto che non sempre il nuovo è portatore di novità, soprattutto quando è ripetitivo.
Oltre Freud, altri psicoanalisti si sono soffermati su queste tematiche, integrando i suoi punti di vista, affermando che il nuovo va ricercato nella rigenerazione di quello che esiste, nei cambiamenti che avvengono in un contesto di libertà. In questo quadro culturale anche un tradimento può mandare in frantumi una coppia, perché si evita di soffermarsi sulla elaborazioni del lutto e sulle responsabilità personali.
Al di là di facili semplificazioni di un evento che si presenta eclatante nella sua drammaticità, e della sofferenza che ne deriva, quello che si presenta come una soluzione consumistica è la tendenza a rompere il legame frettolosamente, per passare oltre. In questo modo non si fa altro che reiterare le modalità coattive, senza quindi considerare che l’amore è fatto di imperfezione e solo l’accettazione di ciò può farci accedere all’eternità di questo sentimento, che è la promessa che si scambiano gli innamorati.
Raffaele Virgilio, psicologo e psicoterapeuta
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