MARANO, IL CEMENTO TORNA D’ATTUALITA’. ARRIVA IL VIA LIBERA PER NUOVI APPARTAMENTI NELL’AREA LOTTIZZATA C17

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Lottizzazioni edilizie, il cemento si sbloccherà presto. Almeno per il comparto C17, zona compresa tra via Adda e via Corree di Sotto. La società Sant’Antonio, che qualche anno fa presentò istanza per staccarsi dal comparto C17 e ottenere una concessione edilizia diretta dall’ente, non ha potuto usufruire di questa possibilità ma i giudici amministratori hanno invece deliberato che i titolari del terreno – almeno quello di competenza della suddetta società – possono essere utilizzati fin da subito per eventuali operazioni edilizie. Complessivamente, al netto delle aree standard da cedere o già cedute (un pezzo di strada) all’ente comunale, dovrebbero sorgere in quel punto della città una quindicina, forse venti appartamenti. Le quote della cooperativa, da quanto si apprende, sarebbero oggi detenute dal costruttore Sarracino. Secondo i promotori del ricorso, accolto qualche tempo fa, il Comune non è chiamato a rilasciare alcun nulla osta.

Nell’area denominata C17 – secondo quanto previsto dal piano regolatore generale – potrebbero sorgere (nel suo complesso) un centinaio di appartamenti. Per ora il via libera è arrivato per la Sant’Antonio, ma il pronunciamento dei giudici amministrativi (non sappiamo se il Comune si sia opposto a suo tempo) rappresenta un precedente anche per altri costruttori e palazzinari di Marano, alcuni dei quali molto noti e finiti nel vortice di inchieste giudiziarie.

I piani di lottizzazione sono diritti acquisiti, mediante il vecchio Prg, dai titolari dei terreni. Ma è noto, forse tranne a qualche sindaco o amministratore, che gli enti locali possono comunque tentare la strada dell’ostruzionismo o opposizione in quanto – col passare degli anni – le cubature di cemento previste dal vecchio Piano regolatore sono state “mangiate” dal cemento illegale o di altra natura. Un ex prefetto come Gabriella Tramonti, ad esempio, ebbe il coraggio di bloccare un paio di piani di lottizzazioni proprio sulla scorta di queste considerazioni.

La questione della C17 è viziata, tuttavia, da un errore di fondo compiuto nel 2015, quando il Comune anziché ricorrere al Tar – dopo il varo del piano attuativo da parte del commissario ad acta D’Urso – agì con ritardo e annullando i suoi atti con lo strumento dell’intervento in autotutela. Il Tar, sollecitato dai titolari dei terreni, dichiarò illegittimo quell’iniziativa del Comune e sottolineò che l’ente cittadino avrebbe dovuto espletare le sue legittime riserve mediante il ricorso alla giustizia amministrativa. Cosa che non fu fatta.

Cosa si può fare oggi? Non lo sappiamo, sono questioni delicate che dovrebbero essere analizzate da un serio amministrativista e non da avventori che spesso ottengono incarichi per non precisati meriti.

 

 

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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