Scioglimento consiglio comunale San Giuseppe: le motivazioni

0
2.013 Visite
Nel Comune di San  Giuseppe  Vesuviano  (Napoli),  i  cui  organi
elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative  del
10 giugno 2018, sono state riscontrate forme di  ingerenza  da  parte
della  criminalita'   organizzata   che   compromettono   la   libera
determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon
andamento ed il  funzionamento  dei  servizi  con  grave  pregiudizio
dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    All'esito di  verifiche  svolte  dalle  forze  dell'ordine  sulla
funzionalita' e sull'attivita' amministrativa dell'ente locale per le
finalita' di prevenzione e contrasto dei fenomeni di  interferenza  e
condizionamento  criminale  sugli   amministratori   eletti   e   sui
componenti dell'apparato burocratico che hanno evidenziato  possibili
forme di condizionamento dell'amministrazione locale da  parte  della
criminalita' organizzata, il prefetto di Napoli ha disposto, per  gli
accertamenti di rito, con  decreto  del  29  luglio  2021,  l'accesso
presso il suddetto comune, ai  sensi  dell'art.  143,  comma  2,  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, successivamente prorogato
per ulteriori tre mesi. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il prefetto di Napoli, sentito nella seduta  del  7  marzo
2022 il Comitato provinciale per l'ordine e  la  sicurezza  pubblica,
integrato con la partecipazione del procuratore aggiunto delegato dal
Procuratore della Repubblica, della Direzione distrettuale  antimafia
di Napoli e del sostituto  Procuratore  della  Repubblica  presso  il
Tribunale di Nola, ha trasmesso l'allegata relazione che  costituisce
parte integrante della presente proposta, in cui si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando,  pertanto,  i  presupposti  per  l'applicazione
delle misure di cui al citato art. 143  del  decreto  legislativo  n.
267/2000. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il contesto ambientale dell'ente locale,  con
particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e  le  locali
consorterie, evidenziando come l'uso distorto della cosa pubblica  si
sia concretizzato,  nel  tempo,  in  favore  di  soggetti  o  imprese
collegati direttamente od indirettamente ad ambienti malavitosi. 
    La relazione del prefetto riferisce che il territorio  nel  quale
e' situato l'ente si  caratterizza  per  l'alta  incidenza  criminale
determinata principalmente da una radicata e  pervasiva  presenza  di
gruppi  camorristici  dediti  ad   attivita'   estorsive   in   danno
dell'imprenditoria locale e al riciclaggio dei proventi  illeciti  in
attivita'  commerciali,  consorterie  che  hanno  mostrato  di  avere
elevate capacita' di infiltrare  e  condizionare  le  amministrazioni
comunali come comprovato dai  precedenti  provvedimenti  dissolutori.
Viene anche evidenziato che il consiglio  comunale  di  San  Giuseppe
Vesuviano e' gia' stato oggetto in passato  di  due  scioglimenti  ai
sensi dell'art. 143 del decreto legislativo n.  267/2000  -  disposti
con decreto del Presidente della  Repubblica  del  4  giugno  1993  e
decreto del Presidente della Repubblica del 9 dicembre 2009. 
    Il prefetto di Napoli, dopo aver effettuato un'analitica disamina
dei profili dei singoli amministratori, pone in  particolare  rilievo
l'intricata   rete   di   rapporti   parentali,   frequentazioni    e
cointeressenze che legano alcuni di essi con esponenti  delle  locali
consorterie, trai quali il sindaco in carica, al suo secondo  mandato
consecutivo e gia' presente  nell'amministrazione  sciolta  ai  sensi
dell'art. 143 TUOEL nel 2009, del quale viene riferita l'inclinazione
a frequentare sovente, ambienti ed esponenti  di  spicco  del  locale
contesto criminale, come rilevato anche  dai  controlli  operati  sul
territorio da parte delle forze di polizia,  sottolineando  che  tali
rapporti,  radicali  e  consolidati   nel   tempo,   evidenziano   la
sussistenza di un generale condizionamento dell'ente locale. 
    La relazione del prefetto di  Napoli  sottolinea  la  continuita'
amministrativa che caratterizza la gestione dell'ente locale,  atteso
che ben undici consiglieri comunali, alcuni dei quali con  precedenti
penali o di polizia, sui sedici assegnati  hanno  fatto  parte  della
passata  consiliatura,  tra  questi   alcune   «figure-chiave»   come
l'attuale sindaco, un consigliere comunale che e' stato in precedenza
sindaco, ed altri due amministratori,  gia'  presenti  nel  consiglio
comunale sciolto per infiltrazioni camorristiche nel dicembre 2009. 
    A tal riguardo, la relazione prefettizia sottolinea il fatto  che
il predetto ex sindaco e due consiglieri  comunali,  di  cui  uno  in
carica che ha ricoperto la funzione di  vicesindaco,  in  conseguenza
del predetto scioglimento furono dichiarati  incandidabili  all'esito
della  procedura  di  cui  all'art.  143,  comma  11,   del   decreto
legislativo n. 267/2000, dal Tribunale di Nola, decisione  confermata
successivamente dalla Corte d'appello di Napoli. 
    Un altro consigliere, non solo  risulta  avere  frequentazioni  e
parentele con soggetti controindicati, ma un suo stretto congiunto e'
coniugato con un noto pregiudicato, indagato  per  il  reato  di  cui
all'art. 416-bis. 
    Viene altresi' rilevato che nella tornata  elettorale  del  2018,
otto candidati consiglieri, appartenenti  sia  alla  maggioranza  che
alla  minoranza  consiliare,   hanno   ottenuto   maggiori   consensi
elettorali proprio in alcune aree cittadine soggette piu' di altre al
controllo dei gruppi criminali rispetto ad altre zone  della  citta',
circostanza  evidentemente  sintomatica,  come  e'   stato   rilevato
dall'organo ispettivo, dell'esistenza di una significativa  vicinanza
«tra l'espressione politica e la criminalita' organizzata». 
    La relazione del prefetto si sofferma inoltre sulla notizia della
celebrazione, nel 2021,  del  matrimonio  del  fratello  di  un  noto
esponente della locale  criminalita'  -  officiato  da  un  assessore
comunale - notizia postata sui social  con  grande  enfasi  da  parte
dello stesso assessore. 
    Analoghe criticita' sono state segnalate anche nei confronti  del
personale amministrativo, parte del quale risulta coinvolto  a  vario
titolo in procedimenti penali e gravato  di  precedenti  di  polizia,
rilevando,  al  riguardo,   come   l'influenza   della   criminalita'
organizzata sulla macchina amministrativa sia stata  agevolata  anche
dall'assenza   di   una   attivita'    di    vigilanza    da    parte
dell'amministrazione  comunale  sull'ordinaria   gestione   dell'ente
locale a garanzia dei  principi  di  trasparenza,  buon  andamento  e
imparzialita'  dell'azione  amministrativa.  Viene,  in  particolare,
evidenziata  la  posizione  di  un  dipendente  dell'ufficio  tecnico
comunale nei cui confronti il giudice per le indagini preliminari del
Tribunale di Napoli ha emesso nel 2016 un'ordinanza cautelare che  ha
riguardato anche vari soggetti ritenuti affiliati  o  fiancheggiatori
di  un  locale  clan  camorristico;  da  risultanze  investigative  e
dall'analisi di fonti  tecniche  di  prova,  il  predetto  dipendente
risulta coinvolto in varie attivita' di corruttela e  di  spartizione
di tangenti nelle  quali  sarebbero  associati  anche  amministratori
comunali in una sorta di «comitato d'affari»; nei suoi riguardi pende
inoltre un procedimento penale per i reati di cui agli articoli 81  e
326 del codice penale per  rivelazione  di  segreto  d'ufficio  nella
qualita'  di  pubblico  ufficiale  nell'ambito  di  un  concorso  per
l'assunzione di personale comunale. 
    Le medesime criticita', del resto, si rilevano in  altri  settori
amministrativi nei quali viene registrata la  presenza  di  personale
avente relazioni familiari o amicali con soggetti  appartenenti  alle
locali consorterie. 
    La commissione d'accesso ha evidenziato  che  anche,  nell'ambito
del corpo della  polizia  municipale  sono  state  rilevate  condotte
illecite assunte da taluni vigili urbani risultati coinvolti in varie
vicende giudiziarie, unitamente ad un  noto  pregiudicato  condannato
per associazione per delinquere di stampo mafioso. 
    Lo  stesso  comandante  del  Corpo  di  polizia   municipale   ha
evidenziato criticita' nei rapporti con il sindaco nello  svolgimento
delle proprie mansioni. 
    Un altro dipendente comunale, collocato in quiescenza  nel  2020,
era il fratello di un noto pregiudicato  esponente  di  spicco  della
Nuova Camorra  Organizzata,  deceduto  in  un  agguato  camorristico.
Alcuni anni  prima,  inoltre,  le  Forze  di  polizia  nel  corso  di
un'irruzione   presso   l'abitazione    del    predetto    dipendente
identificarono, tra gli altri, il fratello del boss Raffaele Cutolo. 
    L'azione ispettiva ha rilevato una  generalizzata  condizione  di
illegalita' nei diversi settori  amministrativi,  in  particolare  le
verifiche effettuate hanno evidenziato  come  le  procedure  di  gara
siano state caratterizzate da gravi inadempienze e irregolarita' e da
diffuse carenze  istruttorie  in  tutte  le  fasi  del  procedimento,
soprattutto per quanto  attiene  alla  mancata  programmazione  degli
appalti da bandire in relazione alle esigenze del territorio, cui  ha
fatto seguito l'eccessivo e  non  giustificato  ricorso  all'istituto
della proroga in violazione delle  norme  vigenti  in  materia;  alla
mancata acquisizione delle certificazioni antimafia e alle  verifiche
dei requisiti  previsti  dall'art.  80  del  decreto  legislativo  n.
50/2016; alla nomina di responsabili unici  del  procedimento  (RUP),
sprovvisti dei requisiti previsti dalla legge per tale mansione; alle
inefficienze che si manifestano  con  la  pubblicazione  tardiva  dei
bandi di gara e alla indeterminatezza degli  importi  degli  appalti,
nonche' alle irregolarita' conseguenti alla mancata valutazione delle
offerte anomale, delle offerte migliorative non allegate ai  relativi
contratti, ai pagamenti effettuati in assenza di contratto. 
    A questo proposito la relazione prefettizia ha segnalato  pesanti
irregolarita' nell'affidamento del servizio di  refezione  scolastica
degli anni 2017/2018 e 2018/2019 ad una societa'  per  la  quale  gli
uffici comunali preposti non hanno acquisito il relativo  certificato
antimafia dalla Banca dati nazionale antimafia (BDNA), ne'  risultano
verificati i requisiti di integrita' ed affidabilita' richiesti  agli
appaltatori; inoltre, la commissione d'indagine riferisce che per una
gara vi e' stata solo la aggiudicazione  provvisoria,  e  sono  stati
liquidati  alcuni  compensi  senza  l'aggiudicazione   definitiva   e
stipulazione del relativo contratto. Inoltre tra gli atti di gara non
risultano  rinvenuti  taluni  documenti  previsti  dall'art.  5   del
contratto d'appalto, quali il riscontro delle partite indicate  nelle
fatture della predetta ditta, l'applicazione dei prezzi  unitari,  la
verifica da parte dei dirigenti scolastici sul numero dei pasti. 
    Analoghe rilevanti irregolarita'  sono  state  individuate  anche
nella procedura  di  gara  indetta  per  l'appalto  del  servizio  di
trasporto  scolastico  relativo  agli  anni  2017/2018,  2018/2019  e
2019/2020. Anche in tali procedimenti e' stata omessa  l'acquisizione
della certificazione antimafia con  interrogazione  alla  Banca  dati
nazionale  antimafia.  Inoltre,  il  servizio  e'  stato  piu'  volte
prorogato a favore della societa' affidataria, con cio'  violando  la
normativa di settore,  in  particolare  l'art.  106,  comma  11,  del
decreto legislativo n. 50/2016. 
    Cosi' anche per l'affidamento del servizio di ricovero,  custodia
e mantenimento degli animali  randagi,  assegnato  nel  2016  -  dopo
l'espletamento  di  gara  -   ad   una   societa'   cooperativa   poi
ripetutamente prorogato fino all'ultima  determina  del  17  dicembre
2019, avente  decorrenza  1°  gennaio  2020.  Oltre  al  frequente  e
illegittimo ricorso alle proroghe contrattuali l'organo ispettivo  ha
rilevato  la  mancata  acquisizione  della  certificazione  antimafia
tramite la Banca dati nazionale antimafia, rinvenendo agli atti, come
anche in altri analoghi procedimenti, la sola richiesta all'ANAC;  la
relativa certificazione e' stata poi acquisita presso  la  prefettura
di Napoli solo in data 4 novembre  2021  quando  era  gia'  in  corso
l'accesso  nell'ente  locale.  Ulteriori  irregolarita'   e   carenze
istruttorie sono state rilevate anche in seguito alla cessione di  un
ramo di azienda da parte della ditta affidataria  ad  altra  societa'
per la quale, come confermato  dallo  stesso  comune,  non  risultano
effettuate le verifiche  dei  requisiti  previsti  dall'art.  80  del
decreto legislativo  n.  50/2016  e  della  documentazione  antimafia
acquisita, anche in questo caso, solo nel  novembre  2021  nel  corso
dell'accesso ispettivo. 
    La commissione si e' inoltre soffermata sulle  procedure  seguite
per l'affidamento del servizio di raccolta, trasporto  e  smaltimento
dei rifiuti solidi urbani  e  di  gestione  del  centro  di  raccolta
comunale,  ritenute  non  conformi  alla  disciplina  degli   appalti
pubblici e  alla  legge  della  Regione  Campania  n.  14/2016  sulla
costituzione degli enti d'ambito. L'organo  ispettivo  riferisce  che
sin dal 2010 tali servizi sono stati affidati, dopo  espletamento  di
gara, ad  una  societa'  e  allo  scadere  del  contratto  settennale
dell'appalto,   il   servizio   e'   stato   piu'   volte   prorogato
illegittimamente  alla  stessa  ditta  affidataria  per  un   periodo
complessivo di due anni e due mesi. Tale proroga, peraltro, e'  stata
adottata  in  violazione  della  predetta  norma  regionale  e  della
deliberazione assunta dal  consiglio  comunale  l'8  agosto  2016  di
adesione all'ente d'ambito, senza che a cio' abbiano  fatto  seguito,
per tempo, le dovute iniziative che avrebbero determinato,  ai  sensi
degli articoli 25 e 40 della suddetta legge regionale, la  cessazione
automatica di nuovi affidamenti del servizio rifiuti  in  conseguenza
dell'individuazione del nuovo gestore del servizio integrato da parte
dell'ente d'ambito. Viene riferito  che  solo  nel  giugno  2019,  il
competente ufficio comunale ha verificato che  l'ATO  competente  non
aveva avviato le procedure di gara per il  servizio  in  questione  e
quindi ha indetto una nuova gara d'appalto per un importo di quasi 28
milioni di euro, gara il cui esito si e' risolto  favorevolmente  per
la  societa'  gia'  affidataria  dell'appalto.  Al  riguardo,   viene
rilevato  che,  oltre  alle  illegittimita'  gia'  segnalate  per  le
ripetute proroghe, anche in tale occasione non e' stata  attualizzata
la certificazione antimafia, facendo riferimento, per la stipula  del
nuovo contratto  avvenuta  il  29  maggio  2020,  alle  richieste  di
certificazione antimafia del 2010 relative al contratto precedente; a
cio'  si  aggiunga  che  la  stipula  del  nuovo  contratto,  e'  ben
precedente alla comunicazione della prefettura di Salerno di avvenuta
iscrizione della ditta appaltatrice  nelle  white  list  in  data  29
ottobre 2020. Al riguardo si  evidenzia,  poi,  che  recentemente  la
prefettura di Salerno, in sinergia con i gruppi  ispettivi  antimafia
operanti a Napoli e Salerno, ha avviato nei confronti della  predetta
societa' appaltatrice il procedimento  finalizzato  all'adozione  del
provvedimento interdittivo, in considerazione degli elementi ostativi
alla permanenza della iscrizione della  suddetta  ditta  nelle  white
list, sussistendo il pericolo di condizionamento  della  criminalita'
organizzata. 
    Risulta,  inoltre,  che  alcuni  componenti  del   consiglio   di
amministrazione della societa' incaricata del servizio hanno rapporti
di stretta parentela con affiliati a clan camorristici.  Inoltre,  un
dipendente di tale consorzio, stretto congiunto di un  amministratore
comunale in  carica,  risulta  indagato  in  un  procedimento  penale
avviato  dalla  procura  della  Repubblica  presso  il  Tribunale   -
Direzione distrettuale antimafia di Napoli.  Lo  stesso  viene  anche
considerato nella relazione prefettizia come dominus effettivo  della
predetta societa' e risulta aver avuto funzioni apicali  in  un'altra
ditta,  poi  colpita   da   interdittiva   antimafia,   proprio   per
collegamenti  con  la  criminalita'  organizzata  locale.  Un   altro
dipendente  risulta  essere  uno  stretto  discendente  di  un   noto
pregiudicato  locale,  deceduto,  condannato  per  il  reato  di  cui
all'art. 416-bis del codice penale. 
    Peraltro, nella relazione prefettizia viene sottolineato  che  la
societa' appaltatrice e' la stessa che  ha  operato,  sempre  per  la
raccolta e lo smaltimento dei  rifiuti,  in  un  altro  comune  della
provincia, anch'esso sciolto per  infiltrazioni  mafiose,  presso  il
quale   tale   servizio   e'   stato   revocato   dalla   commissione
straordinaria, ai sensi  dell'art.  145,  comma  4,  TUOEL;  infatti,
dall'esame del provvedimento di revoca si evince, tra l'altro, che la
ditta affidataria effettuava la sosta del  propri  automezzi  adibiti
alla raccolta dei rifiuti in un terreno di proprieta' di una societa'
immobiliare riferibile ad un imprenditore contiguo ad un locale  clan
camorrista. Si precisa, altresi', che la legittimita' della  predetta
revoca e' stata confermata in sede  di  ricorso  in  appello  con  la
sentenza del Consiglio di Stato n. 3814/2022, pubblicata il 16 maggio
2022. 
    Viene altresi' riferito che gli uffici comunali di  San  Giuseppe
Vesuviano, pur in presenza  di  segnalazioni  di  disservizi  causati
dalla ditta affidataria, hanno ripetutamente  omesso  di  avviare  le
relative contestazioni, avvenute solo dopo la stipula  del  contratto
del  2020,  avvantaggiando  cosi'  il  gestore  del  servizio   nella
rinnovata procedura di gara; inoltre,  viene  segnalato  che  per  la
gestione  dell'isola  ecologica,  anch'essa  assegnata  alla   stessa
societa', non risulta effettuata alcuna valutazione sulla  congruita'
del prezzo proposto, ne' risulta stipulato dal 2017 alcun contratto. 
    Irregolarita' in parte analoghe a  quelle  rilevate  sono  emerse
anche dall'analisi delle procedure relative all'appalto del  servizio
di conferimento dei rifiuti di  natura  organica,  per  il  quale  si
riferisce che nei confronti della ditta ripetutamente affidataria dei
lavori non risulta siano state effettuate, da parte  del  comune,  le
verifiche dei requisiti soggettivi di cui  all'art.  80  del  decreto
legislativo n. 80/2016, ne' acquisita la certificazione antimafia. 
    L'organo  ispettivo  riferisce  inoltre  della  vicenda  relativa
all'appalto del servizio  tesoreria,  assegnato  sin  dal  2015  cori
durata quinquennale ad una societa' che tuttora opera per  conto  del
comune in assenza di contratto, in quanto gia' scaduto nel 2019 e non
piu' rinnovato dopo l'esito non risolutivo delle  procedure  di  gara
per  un  nuovo  affidamento  del  servizio.  Peraltro  la   relazione
prefettizia   segnala   che   il   presidente   del   Consiglio    di
amministrazione e l'amministratore delegato sono segnalati per  gravi
reati contro la pubblica amministrazione. 
    La relazione del prefetto ha inoltre preso in esame le  procedure
relative  all'appalto   dei   lavori   di   adeguamento   sismico   e
riqualificazione funzionale di un edificio  scolastico,  che  risulta
affidato ad un'impresa il cui titolare ed  amministratore  e'  un  ex
vicesindaco di San Giuseppe Vesuviano avente legami familiari con  un
soggetto controindicato condannato e detenuto per  reati  associativi
di stampo camorristico. 
    Nella  relazione  prefettizia  vengono  segnalate   considerevoli
irregolarita' anche in alcuni procedimenti  relativi  ad  affidamenti
diretti   o   tramite   il   mercato   elettronico   della   pubblica
amministrazione (MEPA), per alcuni dei quali gli uffici comunali  non
hanno  fornito   all'organo   ispettivo   tutta   la   documentazione
giustificativa.  Inoltre,  viene  rilevato  cheta   gli   affidamenti
effettuati  su  MEPA,  concessi  in  difformita'  alle  normative  di
settore,  vi  e'  il  servizio   di   postalizzazione   dei   tributi
TARSU/TARI - IMU del valore di  74.778,84  euro  che  invece  avrebbe
dovuto essere disposto ai sensi dell'art. 36, comma 2, lettera a) del
decreto legislativo n. 50/2016. 
    Anche in tema di contrasto all'abusivismo edilizio il prefetto di
Napoli - nel premettere che il territorio di San  Giuseppe  Vesuviano
ricade interamente nell'area rossa individuata dal Piano nazionale di
emergenza  per  il  rischio  vulcanico  del  Vesuvio,  e  come   tale
riconosciuto di notevole interesse pubblico ai sensi della  legge  n.
1497/1937,  per  cui  non  e'  possibile  realizzare   alcuna   nuova
costruzione -  ha  riferito  della  mancanza di  controlli  da  parte
dell'amministrazione comunale, controlli intensificatisi solo durante
il periodo di  accesso  ispettivo.  Proprio  in  occasione  di  venti
sopralluoghi disposti nel periodo agosto/novembre 2021, a seguito  di
numerosi  esposti,  sono  emersi  abusi  edilizi  su  fabbricati   di
proprieta'  di  alcuni  amministratori  comunali,  tra  i  quali   il
vicesindaco dell'ente locale. Inoltre, viene sottolineato che tra gli
autori di abusi edilizi individuati negli  anni  2018/2021  risultano
diversi  soggetti  controindicati,  direttamente   o   indirettamente
riconducibili al contesto criminale locale, taluni dei quali imputati
di gravi reati, anche di natura associativa o con l'aggravante di cui
all'art. 416-bis del codice penale. Nella relazione  viene  precisato
che l'inerzia degli uffici  comunali  e'  stata  rilevata  anche  nel
mancato recupero degli indennizzi per l'uso dei beni immobili abusivi
acquisiti al patrimonio comunale e in attesa di  abbattimento,  somme
utili a compensare il costo del ripristino  dello  stato  dei  luoghi
altrimenti a totale carico delle casse comunali; a tal  proposito  la
commissione  d'indagine  ha  riferito  che   risultano   censiti   al
patrimonio comunale duecento di tali edifici, a cui si  aggiungeranno
altri cinquecento fabbricati abusivi in corso di trascrizione. Per la
quantificazione  dell'ammontare  degli  indennizzi   fino   ad   oggi
introitati i competenti uffici comunali  non  hanno  fornito  dati  o
elementi conoscitivi sufficienti, per cui non  si  conosce  la  reale
consistenza dei fondi destinati a  finanziare  la  demolizione  delle
opere  abusive;  viene  inoltre  posto  in  rilievo  lo   scollamento
temporale  tra  i  finanziamenti  concessi  per  dare  esecuzione  ai
provvedimenti  giudiziari  di  demolizione   e   l'esecuzione   della
demolizione, inefficienza che ha di fatto determinato il blocco delle
attivita' tese a ripristinare la legalita', come e' avvenuto nel caso
di un immobile  abusivo  per  il  quale  l'ente,  pur  disponendo  di
adeguati finanziamenti dal 31 dicembre 2012, non ha ancora provveduto
all'abbattimento. 
    Il prefetto di Napoli riferisce inoltre di numerose  altre  ditte
appaltatrici a cui sono stati affidati lavori, servizi e forniture da
parte del Comune di San Giuseppe  Vesuviano,  i  cui  amministratori,
dalle verifiche effettuate  dall'organo  ispettivo,  risultano  avere
numerosi  precedenti  di  polizia  per  reati  contro   la   pubblica
amministrazione,  per   reati   ambientali   e   con   frequentazioni
controindicate  o  con  esponenti  delle   locali   consorterie;   in
particolare viene fatto riferimento ad  alcune  societa'  affidatarie
tra il 2018 e il 2021 di appalti  in  materia  di  disinfestazione  e
smaltimento di rifiuti speciali, di riqualificazione di aree  urbane,
di gestione del verde pubblico o di lavori di adeguamento di  edifici
comunali. Tra queste viene segnalata una ditta aggiudicataria,  quale
societa' facente parte  di  un  raggruppamento  temporaneo  d'imprese
(RTI) per i lavori di riqualificazione di un tratto ferroviario,  per
la quale l'organo ispettivo ha segnalato che l'amministratore  unico,
gia' denunciato per  reati  fiscali,  teneva  rapporti  con  soggetti
controindicati identificati dalle forze di polizia proprio nella sede
della predetta societa', tra i quali anche  un  latitante  condannato
per associazione a delinquere  di  stampo  mafioso  e  un  altro  con
precedenti penali per il reato di cui agli articoli 110 e 416-bis del
codice  penale  (favoreggiamento  aggravato  del  metodo  mafioso   e
concorso esterno in associazione a  delinquere  di  stampo  mafioso),
quest'ultimo intestatario di due automezzi operanti  in  un  cantiere
aperto per l'esecuzione di lavori affidati alla  medesima  ditta  dal
Comune di San Giuseppe Vesuviano. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella relazione del prefetto di Napoli hanno rivelato  una  serie  di
condizionamenti  nell'amministrazione  comunale   di   San   Giuseppe
Vesuviano, volti a perseguire fini diversi da  quelli  istituzionali,
che hanno determinato lo svilimento  e  la  perdita  di  credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di San  Giuseppe
Vesuviano (Napoli), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  e  all'estensione   dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 31 maggio 2022 
 
                                  Il Ministro dell'interno: Lamorgese 
© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
  • Fascinated
  • Happy
  • Sad
  • Angry
  • Bored
  • Afraid

Commenti