Di Emiliano Caliendo.
Napoli, 20 maggio– La seduta del Consiglio comunale convocata per oggi nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino non si è svolta per la mancanza, al momento dell’appello iniziale, del numero legale: solo 13 i consiglieri presenti. Il dato politico è che c’è un pezzo di maggioranza, organico all’amministrazione fino a ieri, che oggi si è presentata in aula spaesata. Si tratta del gruppo “Sinistra in Comune a Sinistra-Ecologista e Democratico”, che riunisce le diverse anime della sinistra radicale, presenti nel consesso della Sala dei Baroni.
Nei giorni scorsi due consiglieri comunali hanno lasciato il gruppo degli arancioni di Dema per entrare in quello rosso. Le due new entry sono Elena De Gregorio e Rosario Andreozzi, che addirittura ne era il capogruppo. E’ evidente che il sindaco Luigi de Magistris, e coloro che gli sono rimasti fedeli restando in Dema, non abbiano convenuto insieme, o comunque avvertito, un importante pezzo di ciò che resta della maggioranza sulla diserzione della seduta di questa mattina del Consiglio. Anche le scelte elettorali delle varie sigle che compongono il gruppo di Sinistra in Comune divergeranno da quelle del Sindaco: Andreozzi e tutto il gruppo di Insurgencia sosterranno la candidatura dell’ex commissario di ABC, Sergio D’Angelo; il gruppo di Sinistra Italiana che fa a capo al presidente del Consiglio Comunale, Sandro Fucito, siede al tavolo del cosiddetto centrosinistra allargato con Pd e M5S. Un’alleanza che potrebbe contare anche sul sostegno dei consiglieri Mario Coppeto ed Elena Coccia.
Un’assenza spiegabile solo alla luce del fatto che l’amministrazione de Magistris, così come altri 1300 comuni, è in attesa dell’approvazione della cosiddetta norma-ponte del Decreto Sostegni-bis, la quale permetterebbe agli enti locali di approvare i rendiconti 2020 e i preventivi 2021-23 senza tener conto degli effetti prodotti dalla sentenza 80/2021 della Corte Costituzionale. Un passaggio necessario per non dichiarare il dissesto a causa di un debito che, secondo il Mattino- tra debito, disavanzo e altre passività-, ammonterebbe a circa 5 miliardi. L’ipotesi del crac del Comune di Napoli, inoltre, impedirebbe a de Magistris di candidarsi alla presidenza della Regione Calabria. Smentita quindi ogni ipotesi di dimissioni, al primo cittadino non resta che sperare che il Governo Draghi venga incontro ai comuni in difficoltà. Napoli in testa.
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