Marano, il reportage: il bosco della Salandra, il degrado e quei reperti dimenticati

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Carcasse di auto, amianto e spazzatura in bella mostra accanto a numerosi reperti di origine romana e non solo. A nulla è servito il vincolo archeologico sul bosco della Salandra, voluto dalla Soprintendenza ai beni archeologici nell’anno 2010. Il decreto istituì il vincolo sull’intera planimetria dell’area (almeno 100mila metri quadri), racchiusa tra la collina dei Camaldoli e l’area flegrea. Una zona boschiva anche conosciuta come “Selva di Faragnano”, al cui interno il Gruppo Archeologico Napoletano individuò (una ventina di anni fa) numerosi reperti di origine romana, in molti casi risalenti tra il I e il IV secolo dopo Cristo, tra cui i resti di una grande villa romana; una una cisterna a pianta rettangolare e volte a botte e una pietra rettangolare con due incassi tipica di un torchio per la spremitura delle olive o uva. Nelle aree adiacenti alle strutture fu individuato, inoltre, un abbondante materiale ceramico che ha consentito la datazione del complesso, nonché frammenti di mosaici a tessere bianche e nere, tubuli e tegole “mammate” che fanno ipotizzare l’esistenza di un ambiente termale. Sancito il vincolo archeologico da parte della Soprintendenza, il passo successivo doveva essere l’acquisizione del bosco al patrimonio comunale. Ciò non fu fatto perché la zona, come quella della vicina Pietraspaccata (dove l’eremo cade a pezzi nel disinteresse generale), suscitò l’interesse di camorristi e noti palazzinari. Tra i ritrovamenti dell’epoca spiccano anche i resti di una necropoli con tombe a cappucina, una tegola risalente al I secolo avanti Cristo e, in epoca più recente, frammenti di ciotole e ceramiche dell’Età del Bronzo Medio. Nelle vicinanze del sito di interesse archeologico sono sorte, nel corso dei secoli, anche alcune splendide strutture (Masseria di Foragnano di sopra e masseria di Foragnano di sotto), tipici esempi di masserie costruite su preesistenti edifici di epoca romana. Masserie inserite nel tessuto urbano cittadino, in alcuni casi risalenti al periodo svevo – angioino.

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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