Ortofrutta, il patto tra Casalesi e Corleonesi

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La Procura nazionale antimafia ha già acquisito importanti risultati sul fronte della lotta alle agromafie. Ma sono ancora molte le indagini in corso tra Campania, Sicilia, Calabria e molte altre regioni del Settentrione che puntano a individuare i canali di quello che appare diventato il core business delle mafie italiane.

Indagini che puntano a dimostrare come Casalesi e siciliani non si contenderebbero più il territorio, avendo deciso di puntare verso un interesse condiviso, spartendosi la grande torta dei trasporti. Su gomma circola così di tutto: dalla cocaina alle armi, tonnellate di hashish e rifiuti (quelli comuni come quelli tossici), da un lato; e dall’altro i prodotti ortofrutticoli ed altri beni leciti. Perché, oggi, chi controlla il trasporto su gomma mette le mani su una parte importante dell’economia nazionale.

Questo super-accordo tra cosche siciliane e casertane non nasce certo oggi, ma si sviluppa – stando alle risultanze investigative anche recenti, che confermano il quadro probatorio già evidenziato da alcuni processi che si sono conclusi con numerose sentenze di condanna – da tempo con patti che sarebbero stati stretti tra i boss anche all’interno delle carceri. Motivo che spinge a tenere alta la guardia, e che induce a comminare ai vertici delle organizzazioni mafiose la pena accessoria del regime dell’isolamento al 41 bis.

Questi accordi comportano anche un altro rischio che i magistrati dell’Antimafia non sottovalutano: quello, cioè, di accompagnare al monopolio del trasporti di prodotti ortofrutticoli a bordo di Tir anche quello dell’acquisto di frutta e verdura coltivati in Sicilia o in Campania; il che equivale a consentire alla criminalità organizzata di decidere i prezzi, sottraendoli così al libero mercato.

Nel solco di queste indagini si è giunti anche alla condanna di diversi affiliati al clan dei Casalesi. Paolo Schiavone – figlio del boss Francesco – gestiva gli affari del mercato ortofrutticolo di Fondi: ed è stato condannato a 10 anni di carcere per aver monopolizzato, proprio in virtù di un accordo con i siciliani di Gaetano Riina (fratello di Totò) il trasporto su gomma di frutta e verdura, alimenti di fatto imposti dal clan. Da Fondi in giù, il Sud Italia – questo ha scritto la sentenza, facendo propria l’impostazione accusatoria dello stesso pm Sirignano – era appannaggio degli Schiavone e dei Riina, ma anche della ndrina dei Tripodo con il sostegno di Trani, oltre alle ndrine Bellocco e Garruzzo, poi spodestate.

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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