L’angolo dello psicologo. Lui mi chiede foto sexy, ma non mi invita mai a uscire

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Chattano, chattano. E non propongono mai un appuntamento. Però magari, tra un «Buongiorno» e un «Cosa fai oggi», prima o poi fa capolino qualche domanda maliziosa. A volte anche la richiesta di qualche foto sexy. Le domande maliziose, intanto, sono sempre più insistenti fino a diventare sfacciate. Se rispondi con dinieghi, scatta la critica: non sai stare al gioco, hai una mentalità chiusa. E la chat muore lì, dopo tanti messaggi e nemmeno un appuntamento. Di storie così ne ho sentite tante. Non voglio processare nessuno, anche e soprattutto perché manca l’imputato: delle relazioni che si trascinano e (non) si consumano solo in via virtuale si lamentano in egual misura sia gli uomini che le donne. Chi subisce una situazione di questo tipo non se ne capacita: dall’altra parte dello schermo c’è una persona interessata, se non altro dal punto di vista sessuale visti i tentativi di trasformare la chat in una seduta di sexting, però non muove un dito per consumare questo interesse attraverso un rapporto fisico. Se lo chiede anche Marvi, la protagonista della storia che trovate oggi su #sessoeamore . A dire il vero il suo corteggiatore, alla fine, le ha proposto di uscire. Per andare in un locale per scambisti, «perché lo annoia se ci rivediamo in un “banale” posto da aperitivo». Come se l’attrazione reciproca dovesse per forza passare dalla trasgressione. Mi viene un dubbio: e se si trattasse solo di un modo per evitare un’intimità che lui non ha il coraggio di vivere?

Mi era già successo qualche volta. Ma mai come quella volta avevo sentito così forte quell’istinto: l’istinto di girare i tacchi e andarmene, prima che si accorgesse di me. Era l’ennesimo appuntamento con qualcuno conosciuto su Tinder e la serata stava cominciando come da copione. Ero arrivata un po’ prima di lui, così lo avevo visto arrivare, non vista. Eccolo, sul ciglio del marciapiede. Si guarda intorno. Mi cerca. Sbircia un po’ spazientito il cellulare. Un suo messaggio infatti sta attendendo risposta:«Io sono arrivato, tu dove sei?». Mi prendo del tempo per osservarlo. Lo so, sembra io stia studiando la mia preda. Di solito non sono così feroce. Cinica al massimo, sì. Il fatto è che di recente avevo deciso di estendere il range di ricerca su Tinder fino a 40 anni. Prima infatti mi fermavo a 35 e già questo mi sembrava un «osare». Sono sempre uscita con miei coetanei, non ho il pallino del toy boy né dell’uomo maturo. Voglio qualcuno con cui poter avere una discussione paritaria, non un ragazzo troppo giovane col quale non trovare argomenti oppure un uomo adulto che potrebbe scadere in discorsi paternalistici. So che non è per forza così in entrambi i casi, ma potendo scegliere allora targettizzo come voglio.

Gli incontri tramite app nascono per lo più per il divertimento, lo so bene io che ci ho costruito un blog e frequento questo mondo da 3 anni e tutte le sue sfumature di «disagio». Pretendo troppo a voler scremare così, «solo» per il sesso? Decisamente no: una prima verità che gli uomini devono apprendere è che anche noi donne abbiamo voglia, tanta voglia, di sesso. Pure spassionato, senza impegno, per una sola notte. La seconda verità che dovrebbero assimilare è che il desiderio di sesso senza amore in noi può accompagnarsi anche al desiderio che il partner pro-tempore sia comunque una persona intellettualmente stimolante e piacevole con cui passare anche il prima e il dopo.

Dunque, lui è lì e io lo sto scrutando. Brizzolato. Cosa dovevo aspettarmi del resto? Non mi sono abituata all’idea che se alzo il range d’età devo fare i conti con una capigliatura sale e pepe. Certo, se fosse George Clooney non mi schiferei affatto. E’ un po’ basso e questa purtroppo è una caratteristica che conta nella mia valutazione. Per alcuni uomini incide la taglia del seno, non vedo perché non io non possa farmi condizionare in maniera del tutto superficiale dall’altezza. Ma decido di andare oltre. Avevo uno scopo infatti: scoprire se c’è vita (sessuale), e che vita c’è, verso i 40 anni. Sì perché è troppo alta la percentuale di ragazzi under 30 con cui sono uscita che ha avuto ansia da prestazione fino al flop totale. Cosa che mi ha sconvolta all’inizio, perché il ragionamento che a volte si fa è “è giovane, sarà prestante”. Invece no. Ho trovato moltissimi ragazzi insicuri, frustrati, insoddisfatti e che probabilmente io, col mio essere schietta in fatto di discorsi sessuali, ho finito per intimorire a letto (e se non l’ho fatto io, lo ha fatto la vista del preservativo). Quindi ecco lo scopo di questo match: uscire per la prima volta con un quasi-quarantenne e vedere l’effetto che fa.

La serata prosegue tutto sommato bene. Lui mi colpisce perché mi sembra un uomo vissuto e affermato: è CEO di un’azienda, il classico manager scapolone, col macchinone, che non salta una seduta in palestra, che si sente strafigo e si gode la vita anche perché ha le possibilità economiche per farlo. In effetti, a parte la bassezza, è un tipo affascinante. Ok è brizzolato, ma ha un capello medio-lungo che non mi dispiace affatto. Lui sembra catturato magneticamente da me. Chissà cosa vede in me, me lo chiedo mentre sorseggiamo qualcosa e io gli parlo con la mia solita vivacità di ciò che mi appassiona e ciò che faccio nella vita. A un certo punto vedo che non mi sta più seguendo. Si è come incantato, mi fissa. Pochi secondi e si lancia contro di me, baciandomi con veemenza. «Scusa ma non ho resistito, dovevo farlo», mi sussurra, ansimante. Io ho un piacevole brivido. Comincio a pensare che forse un vantaggio c’è ad uscire con quelli più grandi. Sono degli uomini «risolti», appagati, hanno lasciato alle spalle le frustrazioni della carriera. Magari, se sono ancora single a 40 anni è perché sono anche riusciti a fare i conti con gli stereotipi della società che li vorrebbero ammogliati e padri di famiglia. Magari, sono persone aperte mentalmente. Del resto i 40 sono i nuovi 30, no? Da perfetto gentleman mi riaccompagna a casa col suo macchinone lussuoso. Non insiste neanche per salire su da me ma ci salutiamo con altri baci, ripromettendoci di rivederci. Solo dopo avrei capito che mi ero illusa.

Io ero quasi convinta. Quasi. Perché non riuscivo a togliermi dalla testa quella necessità impellente di fuga che mi era presa quando ero arrivata all’appuntamento e avevo avuto l’occasione di spiarlo prima che lui indossasse la sua maschera per l’incontro (e io la mia). Ben presto infatti la sensazione sgradevole torna, ma generata da ciò che lui comincia a scrivermi in chat. Una sequela di messaggi coi quali lui vuole trascinarmi nel sexting. In mezzo ai banalissimi «buongiorno», «com’è andata la giornata?» e «buona notte» infatti, lui mi stuzzica con proposte mirate (e nessun’altra sostanza nei discorsi). Cose alle quali sono perfettamente abituata. Così abituata che negli anni ormai mi hanno annoiata: sono cose che ho fatto tante volte intorno ai miei 25 anni, stando sulle dating app da anni. Saranno i miei 30 anni adesso a farsi sentire in questo cambio di prospettiva?

La chat diventa una escalation di provocazioni, sempre meno piacevoli dato che non incontrano il mio divertimento in questo gioco. Eppure lui non demorde. Si vanta di tenere una scorta di preservativi in casa pur odiando fare sesso protetto, assieme a svariati sex toys, lamentandosi di non trovare ragazze disposte a usarli con lui. Mi viene da pensare lui si creda Mr Grey in «50 sfumature di Grigio» (il che è tutto dire). Insomma, lui mi risulta sempre più spiacevole e la mia attrazione iniziale ben presto svanisce. Ogni volta che in chat non gli arriva una mia risposta accondiscendente ai suoi desideri sessuali lui comincia a fare il passivo-aggressivo e a giudicarmi. Mi propone di rivederci ma dovrà essere in un posto per scambisti oppure in un locale per gay, perché lo annoia se ci rivediamo in un «banale» posto da aperitivo, accusandomi di non saper uscire dalla mia «confort zone». Gli spiego serenamente che non mi va al momento e che preferirei un incontro più tranquillo. «Ti fai troppe paranoie». «Dici troppi no». «Sei rigida, rilassati». Non ho più voluto rivederlo. Ergo non abbiamo mai consumato. Forse, avrei dovuto dare retta a quell’istinto iniziale di andarmene prima di essere vista. Ah, il mio range attuale su Tinder è tornato 25-35 anni.

Il Corriere

© Copyright redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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