La soprintendenza ai beni archeologici e alle belle arti, alla luce del recente sopralluogo effettuato presso l’eremo e la chiesa di Pietraspaccata, ha inviato una nota al Comune di Marano. Una nota dello scorso 23 marzo, arrivata via Pec al Comune, che lascia pochi spazi alle interpretazioni.
La soprintendenza, come comunicato anche all’Archeoclub Maraheis, fondata dal professor Carlo Palermo, “ha riscontrato un notevole peggioramento dello stato di conservazione dell’antico sito rupestre, sia nelle parti strutturali e architettoniche sia negli apparati decorativi (maioliche, marmi, pitture murali)”. Uno stato di degrado avanzato già riscontrato nel 2016 e del quale era stata notiziata la Curia di Pozzuoli, per centinaia di anni (non uno) ritenuto proprietario della struttura.
La Soprintendenza, inoltre, al netto delle rivendicazioni sulla titolarità del bene, ritiene “opportuno che l’ufficio tecnico comunale, d’intesa con la Curia, si attivi per accertare l’effettiva titolarità giuridica di Pietraspaccata effettuando un’indagine storico-giuridica tramite l’ausilio di un notaio o di un perito istruttore demaniale”. Ma non è tutto. I soprintendenti, Maddalena Marselli e Franco Di Spirito, “ravvisano comunque l’urgenza e la necessità che i due enti coinvolti, Curia e Comune, si attivino per avviare quanto meno una messa in sicurezza del sito”.
La Soprintendenza, in pratica, dà poco o scarso peso all’ipotesi che vi sia una terza persona, tal avvocato Pagliano, titolare del bene. Pagliano, soltanto di recente, si sarebbe autoproclamato proprietario dell’eremo e avrebbe in suo possesso un testamento olografo (acqua fresca) che lo comproverebbe. Il Pagliano, di cui per anni non si era mai nemmeno sentito il suo nome, è affidatario temporaneo della struttura, così come disposto dai vigili urbani di Marano che avevano avviato un’indagine sui furti nella cappella di Pietraspaccata. L’indagine era scaturita dai numerosi esposti del professor Carlo Palermo.
Nelle scorse settimane avevamo scritto che il Comune di Marano era pronto a inoltrare alla Curia di Pozzuoli un’ingiunzione per la messa in sicurezza del sito, in parte già fatta qualche anno fa. Una decisione dettata, tra l’altro, dal rinvenimento di un vecchio atto parlamentare, datato 1992, con il quale lo stesso Ministero dei beni culturali accertava che il sito era di proprietà di Pozzuoli. Ad identiche conclusioni era giunta in passato anche la Soprintendenza e lo stesso Palermo, attraverso le sue ricerche storiche e catastali (atti più volte mostrati), ha più volte riferito e spiegato che il bene appartiene ai religiosi. Improvvisamente tutto è cambiato. Il Comune tentenna perché teme di dover sborsare soldi per la messa in sicurezza o per il restauro del sito, la Curia si nasconde da anni, dopo aver celebrato messe e partecipato ad incontri e tavole rotonde sul tema di Pietraspaccata.
L’ufficio tecnico comunale pare si stia interessando alla cosa, ma con modi e tempistiche tipiche del Comune di Marano. Ora sarebbe interessante sapere se c’è reale interesse o se alla fine ci si accontenterà di qualche verità di comodo, pur di non correre il rischio di dover spendere qualche decina di migliaia di euro per la messa in sicurezza fatta però a regola d’arte, non certo come quella attuale.
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