Marano, l’inchiesta sul Pip. Le dichiarazioni del pentito Perrone e quelle aziende vicino ai Polverino

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L’area Pip, l’inchiesta che potrebbe scuotere ulteriormente il Comune di Marano – sciolto per infiltrazioni della camorra – e quelle aziende, ancora operanti nell’area industriale, che sarebbero collegate ai Polverino.

In un interrogatorio di qualche tempo fa, il pentito Roberto Perrone sostiene che il clan aveva «avuto rapporti anche con il fratello del presidente della Provincia, Raffaele Cesaro (indagato dalla Procura ndr), almeno per come mi è stato riferito direttamente da Peppe Polverino. Il rapporto — asserisce il collaboratore di giustizia — era soprattutto relativo alla gestione del Pip di Marano, vicenda nella quale Giuseppe Polverino è entrato in prima persona ». Perrone afferma di aver partecipato a riunioni «nel corso delle quali Polverino si lamentava di essere esposto economicamente per la vicenda Pip di Marano per circa 400 mila euro, a fronte dell’impegno di Raffaele Cesaro a versare la somma di un milione di euro».

Il collaboratore spiega inoltre di non sapere «quale accordo a monte ci sia stato fra Raffaele Cesaro e Giuseppe Polverino. Ma posso confermare che a Marano, ancora più che a Quarto, è assolutamente impossibile che le attività amministrative possano essere gestite senza l’intervento di Giuseppe Polverino.

Di un presunto patto fra i Cesaro e il clan Polverino per il Pip di Marano, ipotizzato dalla Dda di Napoli, parla anche il pentito Tammaro Diana, secondo il quale «l’accordo consisteva nella disponibilità da parte dei Cesaro a far realizzare lavori da parte di ditte vicine al clan Polverino e al clan Mallardo di Giugliano».

C’è ancora un altro aspetto al vaglio degli inquirenti: quello relativo ad aziende, tuttora operanti nell’area industriale, che sarebbero in qualche modo collegate al padrino di Marano, agli arresti dal marzo del 2012.

 

© Copyright Fernando Bocchetti, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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