L’opinione. La vittoria del No al referendum, occasione storica per riavvicinare i giovani alla politica

0
406 Visite

Il giorno antecedente l’elezione referendaria un amico, giovane democratico, renziano della prima ora, dopo una lunga discussione concludeva che “con un alleanza spuria (per molti socialisti, ex comunisti, ex forzisti etc) come quella del NO sarà’ dura potersi intestare una eventuale vittoria” senza comprendere che la vittoria e’ tutta da accreditare ai cittadini.

Ridimensionare il potere del voto degli elettori e’ una diminutio della democrazia. La risposta e’ stata: la momentanea visione comune di forze eterogenee non mi scalfisce mi lascia riflettere.

Con il responso, vittoria del NO, si aprono nuovi scenari, si impone una profonda riflessione di tutti i partecipanti alla vita politica del Paese , definirei una svolta epocale: frenare questa ventata populista che coinvolge il paese e piu’ in generale l’Europa oppure ripensare a ricostruire i partiti, pilastri della democrazia.

I tedeschi, dopo la caduta del muro di Berlino, con il medesimo malanno di corruttela, seppero rigenerare i partiti, e di fronte ad un fenomeno di portata storica, riunificare il Paese della parte ex comunista (Germania Orientale) hanno saputo ricostruire il dovuto e riportare il paese a diventare esempio di democrazia e paese piu’ sviluppato d’Europa.
In Italia si preferi’ gettare dalla finestra il bambino con tutta l’acqua sporca, con la caduta del comunismo non si comprese che si doveva continuare sulla scia del riformismo, passare da una democrazia imperfetta (ingessata) ad un bipolarismo dell’alternanza, che imponeva di fatto una rigenerazione dei partiti.
Prevalse il conservatorismo, si volle intraprendere una strada di non ritorno dove i malanni sono continuati, la corruttela da fenomeno partitico si e’ ampliata a fenomeno di casta e gruppi di potere, il divario tra Nord-Sud dell’Italia si e’ accentuato e le riforme per allineare il Paese alle democrazie europee durano a venire.

Alla luce odierna, di cambiamenti se ne sono visti poco, constatare il progressivo allontanamento dei cittadini dalla politica e’ segno di sfiducia verso i propri rappresentanti, il proliferare di movimenti e di partiti senza verba organizzati in gruppi di potere contrapposti e’ segno di arretratezza.

Non e’ sufficiente enunciare riforme, per poi praticare una politica che vada nella direzione opposta alle aspettative degli elettori che ti hanno portato a governare, addebitare a fattori esterni i risultati raggiunti, molto magri, e’ segno di debolezza e di una mancanza di progettualita’.

La credibilita’ di un partito che si pone a governare il Paese sta’ nel saper presentarsi agli elettori con un Programma chiaro e realizzabile che vada negli interessi di quella parte di cittadini che con il voto manifestano la propria adesione; il differenziarsi tra destra e sinistra sta’ nel modello di sviluppo da voler applicare e nella scelta dei propri rappresentati che andranno a governare.

Un partito, dove possono tenere voci tutti i riformisti, maggioranza nel paese, e’ la strada da percorrere. Un partito inclusivo, con regole certe, imperniato sui valori di sempre: alla distribuzione di un reddito piu’ equo, alla solidarieta’ dei ceti piu’ deboli, alla liberta’ di espressione, al garantismo dell’individuo, dove le correnti di pensiero restano la linfa e non l’ostacolo della crescita di una comunita’, partendo dai bisogni della gente, dai meriti e bisogni, dove la selezione dei suoi quadri dirigenti viene dal sapere, dall’apprendere, dall’abnegazione, e non dal carrierismo male endemico dei partiti. Lo spartiacque passa tra gli innovatori e coloro che vogliano che nulla cambi! determinante per la sua realizzazione e’ il contributo delle vecchie e nuove generazioni rappresentanti le varie anime del centro-sinistra.

Auspicabile e’ che anche la destra si ponga gli stessi interrogati. Il quadro attuale presenta una sinistra ed una destra divise e rissose, un terzo incomodo, il movimento 5stelle, espressione lampante di una insoddisfazione galoppante, che a dire dei suoi rappresentanti non si colloca ne’ a destra ne’ a sinistra.

Accantoniamo il passato, gli errori commessi dalla sinistra con le sue divisioni, i rancori, decisioni di antipolitica del tanto peggio tanto meglio, oggi dovrebbe essere il P.D., nella sua interezza, nato male e finito peggio, come forza trainante, e piu’ in generale, l’intero centro-sinistra , a proporre una legge elettorale condivisa, dove vengano coinvolti sempre piu’ i cittadini, ispirato ai principi della Costituzione, con collegi uninominali espressione dei territori e, con il vincolo che i canditati dichiarino la loro appartenenza e la loro elezione sia vincolata per l’intera legislatura con uno sbarramento del 5% e con un premio limitato di maggioranza che vada a ripartirsi tra il partito e/o coalizione vincente, con listini nazionali.

Definire la vittoria del NO una svolta epocale non e’ esagerato, e’ una occasione; non raccogliere le indicazione degli elettori e’ un segno di miopia della politica, un errore da non ripetersi, e’ l’unico viatico per avvicinare i cittadini ed in particolare i giovani alla politica, questo impone un’inversione di tendenza che tenga presente una reale partecipazione dei cittadini alla vita ed alle scelte da adottare dei partiti. Viceversa, e’ da non stupirci se domani ci troviamo governati da un movimento gonfiato dalle insoddisfazioni dei cittadini, perché
la POLITICA, in senso nobile, non ha saputo rinnovarsi e proporre programmi convincente agli elettori. La DEMOCRAZIA ha bisogno di partiti vivi e di rappresentanti che sappiano rappresentare i propri rappresentati.

Li’, 06/12/2016
Franco De Magistris

© Copyright Redazione, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
  • Fascinated
  • Happy
  • Sad
  • Angry
  • Bored
  • Afraid

Commenti