Camorra, coincidono le versione dei pentiti del clan Gallo-Cavalieri

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L’esame dei tre collaboratori di giustizia, i fratelli Giuseppe e Pasquale Sentiero e Giuseppe Di Nocera, coincide con gli interrogatori degli inquirenti di questi ultimi anni. Le versioni sulla ricostruzione della faida tra i “valentini” (clan Gionta), i Chierchia, alias i “”françois” contro i Gallo-Cavalieri alleati dei “pisielli” (un’altra famiglia Gallo) corrisponderebbero ai fatti realmente accaduti. Il procedimento in corso si svolge nella quinta sezione della Corte d’assise, il cui presidente è Alfonso Barbarano. A parlare sono i tre elementi di spicco del gruppo criminale Gallo-Cavalieri di via Oplonti a Torre Annunziata. Il pubblico ministero, del pool anticamorra di Napoli, pone una serie di quesiti sulla guerra – da cui scaturì un susseguirsi di omicidi – che iniziò nel 2006.

Secondo la ricostruzione dei tre affiliati, il motivo principale fu il rifiuto da parte di Francesco Gallo,“pisiello”, di acquistare cinque chili di droga da Pasquale Gionta. L’ambasciatore fu Michele Guarro, ovvero “batti le manine”. Naturalmente la risposta fu negativa perché se ci fosse stato l’assenso dei Gallo, quest’ultimi dovevano sottostare ai “valentini” e ciò non era previsto nei piani della famiglia del rione Penniniello.

Pasquale, figlio del super boss Valentino Gionta, a quel punto ha considerato il gesto del competitor come un affronto. La risposta non si fece attendere. Ci fu una “stesa” nel parco Penniniello dove si salvò, per un soffio, uno dei capi della piazza di spaccio: Alfonso Scoppetta. Subito fu organizzato  il contro raid ma questa volta senza vittima: fu solo una dimostrazione di forza. Colpi d’arma da fuoco contro la casa dei suoceri del ras Pasquale ” ‘o chiatto”. In quella abitazione viveva, tra l’altro, il figlio del boss ma per fortuna non ci fu nessuna vittima.

Insomma il clima era rovente. A sparare fu Vincenzo Amoretti, alias “banana”. Ecco perché quest’ultimo fu ammazzato con un colpo alla tempia, mentre dormiva, nel letto di casa sua – c’era il figlio accanto –  nel parco Penniniello da un commando di uomini travesti da poliziotti.

Il racconto preciso riguarda anche il momento in cui venne sancita l’alleanza tra i Gallo-Cavalieri e i Gallo, alias “pisielli”, contro i Gionta-Chierchia. A casa del boss Pasquale ” ‘o bellillo” si riunirono Franco, Michele, Vincenzo e Luigi Gallo, Pasquale Di Fiore, Francuccio Gallo “pisiello”, Giovanni Colonia, Nunzio Palumbo, Alessandro Caputo e Giuseppe Agnello. Una riunione durata circa due ore in cui venne affermato il principio: «Siamo una sola famiglia, dobbiamo combattere la guerra insieme perché abbiamo lo stesso sangue». Addirittura ci fu un brindisi. I “pisiello”, nel chiedere aiuto, tennero però a precisare che i soldi dovevano essere erogati per gli affiliati detenuti e non direttamente a loro. L’altro episodio che è stato determinante dei rapporti tesi fu l’omicidio, del 2006, di Natale Scarpa, “zio Natalino”, luogotenete dei Gallo-Cavaliere per aver dato dei ceffoni ad un ragazzo dei Gionta.

Il territorio oplontino era suddiviso, in tempo di pace, in parti uguali per ogni clan camorristico e le famiglie avevano le liste con le zone e gli imprenditori da taglieggiare. Sempre secondo le dichiarazioni dei tre pentiti in udienza . La prossima avverrà il 21 dicembre con l’interrogatorio di Aniello Nasto, meglio noto come “quarto piano”.

 

 

 

 

 

© Copyright Mario Conforto, Riproduzione Riservata. Scritto per: TerranostraNews
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