Tutto era iniziato con le dichiarazioni del pentito Luigi Guida conosciuto come o’drink, l’uomo dei quartieri napoletani nominato «capo» induscusso del clan dei Casalesi dal boss Francesco Bidognetti nel 2004. Le sue accuse su appalti truccati al Comune di Lusciano coinvolsero anche il deputato Luigi Cesaro e suoi fratelli, ma sulla posizione del parlamentare è stata chiesta e ottenuta l’archiviazione dai pubblici ministeri della Dda di Napoli. A due anni e mezzo di distanza dall’emissione della misura cautelare, però, ieri il giudice di Napoli ha rinviato a giudizio i fratelli del deputato campano, Aniello e Raffaele di Sant’Antimo.
Con loro finiranno davanti a un collegio di giudici anche l’ex sindaco luscianese Isidoro Verolla, l’ex consigliere Vincenzo Salernitano, Francesco Pezzella, Salvatore Spenuso, Immacolata Verde, Nicola Mottola e Raffaele Vassallo. Dovranno difendersi, i fratelli Cesaro e Verolla dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e per aver «pilotato» la gara d’appalto per la costruzione di alcune strutture nell’ex zona Pip a Lusciano. Tutti, sono stati prosciolti dalla concorrenza illecita e turbativa d’asta per l’appalto della costruzione di piscine. Il filone investigativo, nato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Guida, era stato chiuso nell’estate del 2014, quando i pm della procura Antimafia di Napoli, Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Cesare Sirignano e Marco Del Gaudio ( gli ultimi due ora alla Procura Nazionale Antimafia), coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, ordinarono l’arresto di ex politici, funzionari ed ex amministratori del Comune di Lusciano.
Il Mattino
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